Benvenuti al Cafè Party di Jupiter Artland

Benvenuti al Cafè Party di Jupiter Artland

Di Manuela Porcu

Illustrazione di Andrea Manzati

3 minuti

In Scozia, nella terra del whisky, a pochi minuti da Edimburgo, c’è un luogo che ogni amante del bello dovrebbe assolutamente conoscere. Avete mai sentito parlare di Jupiter Artland

Jupiter Artland è un parco di oltre 40 ettari nato nel 2009 dalla passione di due collezionisti, Robert e Nicky Wilson che, alla fine degli anni 90, acquistarono una casa di campagna dell’800 con l’obiettivo di riconvertirla a museo a cielo aperto.
I due hanno iniziato a commissionare delle opere a diversi artisti, sia emergenti che affermati, locali e internazionali, che sono state realizzate appositamente per questo progetto trovando collocazione tra i giardini, i campi e i boschi che circondano la dimora. Passeggiando per Jupiter Artland vi ritroverete completamente immersi nella natura, incontrando lavori di dimensioni monumentali come Love Bomb di Marc Quinn, un’orchidea di 12 metri di altezza creata con le più moderne tecnologie con l’obiettivo di renderla mostruosamente bella, che è solo la più grande di una serie di altre irrealisticamente perfette sculture a forma di fiore, cristallizzate in una loro bellezza impossibile per attivare una riflessione su come i desideri umani stanno modificando il mondo naturale. 
E a proposito di desideri, continuando la passeggiata incontrerete anche un’altra tra le opere più instagrammate del parco, You imagine what you desire di Nathan Coley. Impossibile non notare questo grande tabellone con lettere luminose che si staglia sul panorama verdissimo, riprendendo una citazione dello scrittore George Bernard Shaw che parla proprio di immaginazione e creazione.
A Jupiter Artland potrete dire di aver camminato anche su un’opera di land art in Cells of Life, lavoro dell’architetto, teorico e artista Charles Jencks, un paesaggio artificiale con laghi e colline d’erba verde le cui forme sono ispirate alla biologia della cellula, oppure farvi trascinare da atmosfere al confine tra il melanconico e l’horror con le Weeping Girls di Laura Ford, sculture di bambine piangenti con il volto coperto dai capelli, completamente immerse nel bosco.

Ma è proprio uno dei nostri posti preferiti ad essere, inaspettatamente, una vera e propria opera d’arte. 
Eh sì, potete dimenticare gli anonimi punti ristoro anni ’80 di alcuni musei, perché è proprio il bar di Jupiter Artland a riservarci una deliziosa sorpresa; girovagate pure tra i boschi e le sculture fino a che la sete non prenderà il sopravvento e poi lasciatevi stupire dal Cafè Party.

Aperto nel 2017, la realizzazione di questo bar è stata affidata alla creatività di uno degli artisti più quotati del momento, lo svizzero Nicolas Party, classe 1980. 

Nicolas non è nuovo a questo tipo di progetti. 
Conosciuto per le sue opere surrealiste dai colori pastello, questo artista conserva anche una passione per tutto l’universo performativo; parte di una band musicale sperimentale da ragazzo, ha trovato modo di trasferire qualcosa del clima da palcoscenico anche nel suo universo artistico.
Le sue mostre, qualunque sia lo spazio in cui vengono allestite, museo o galleria, sono delle esperienze immersive in cui l’intero ambiente viene trasformato da Party per accogliere e contestualizzare le opere alle pareti; vere e proprie performance sono quegli stravaganti dinner party che ha sperimentato, in cui ogni partecipante è attore interprete di sé stesso ed è l’artista stesso a disegnare ogni minimo particolare, dai piatti alle pietanze, tavoli e sgabelli
Dinner for 24 elephants, Dinner for 24 dogsDinner with ghosts, sono alcune di queste sperimentazioni dell’artista, in cui il punto di partenza è sempre la pittura che prende il sopravvento su tutti gli elementi di queste cene che diventano installazioni e performance, riservate a soli 24 ospiti. 

E se a una di queste cene tutto è arte, anche bere un drink nel Cafè Party di Jupiter Art Land diventa una performance artistica.

Se la sensazione iniziale sarà quella di essere finiti in un universo parallelo, come in uno dei tea party del Cappellaio Matto e di Alice nel Paese delle Meraviglie, una volta arresi a quell’ondata rosa pastello da cui si viene travolti appena varcata la soglia del bar, si inizia ad essere ipnotizzati e a diventare dipendenti da quell’atmosfera piacevolmente surreale.

All’interno del Café Party tutti i dettagli sono stati ideati dall’artista: ha progettato arredi, ha lavorato ai tavoli dipinti a mano, ha creato una linea di bicchieri, tazze e piatti serigrafati, ma soprattutto ha trasformato le pareti di questo piccolo locale (solo una trentina di posti a sedere) in un bosco magico, una continuazione “à la Party” della vegetazione del parco, ma che si apre su una dimensione onirica.
Degli alberi dalle forme stilizzate e dai colori pastello popolano le pareti – e suggeriscono anche il passato da street artist di Party – e diventano un palcoscenico per le opere che sono appese alle stesse pareti. Alberi, frutti, esseri umani – i personaggi che si mixano in tutte le opere dell’artista - paesaggi, nature morte, ritratti: i soggetti sono quelli classici della storia dell’arte, ma Party li propone in questo bar con colori e forme gioiose che regalano agli ospiti un’esperienza unica e totalmente differente rispetto all’esterno.

Il menù e la lista dei drink cambiano di volta in volta in base all’alternarsi dei vari pop-up restaurant e degli chef in residenza, ma potete intanto presentarvi preparati con una bella lista di specialità scozzesi da richiedere al bancone del Cafè Party…

Manuela Porcu

Manuela Porcu

Da più di dieci anni è impegnata a fare amare l’arte anche a tutti quelli che la circondano. Ha diretto una fiera d’arte dedicata a chi muove i primi passi nel mondo dell’arte, si diverte a scoprire nuovi artisti e beve Bloody Mary.

Andrea Manzati

Illustratore freelance di Verona. Ha realizzato lavori per The New York Times, Bloomberg, Billboard, Monocle, Harvard, Wallpaper, Wired, Il Sole 24 Ore. I suoi lavori sono caratterizzati da un disegno pulito, geometrico e dall’aggiunta di elementi fatti a mano alla composizione in digitale.