Classificare i rum: indicazioni di utilizzo

Classificare i rum: indicazioni di utilizzo

Di Leonardo Pinto

Illustrazione di Jacopo Rosati

Classificare il mondo dei rum è più difficile di quanto possa sembrare. 

Innanzitutto, bisogna partire dal concetto stesso di classificazione e dal suo scopo, ovvero dobbiamo porci la domanda: perché classifichiamo e per chi? Classificare vuol dire dividere in gruppi affini i prodotti.
Per chi stiamo facendo questa divisione e a quale scopo?

Se la classificazione è tecnica, ovvero prescinde dal profilo aromatico dei prodotti e dal loro gusto, ma li vuole comparare per livelli qualitativi in base al processo, allora ha senso dividere i rum per materia prima, per tipo di alambicco usato, per lunghezza e tipo di invecchiamento. Questa classificazione è sicuramente utile in un panel di assaggio, dove l’obiettivo è stabilire la qualità del prodotto finale legata al tipo di processo che ha subito. 

Una classificazione del genere non può però essere utile, in alcun modo, a fini commerciali o per il consumatore finale.
Il motivo è semplice: non dà parametri di gusto e all’interno dello stesso insieme si trovano prodotti dai profili aromatici più disparati.

Se pensiamo a come vengono classificati altri distillati, come whisky, brandy, grappe, si tende sempre a raggruppare i prodotti per origine. Spesso nelle regioni più storiche, come lo è la Scozia per i whisky, per esempio, si divide anche per sotto regioni.
La classificazione spesso evidenzia come, nonostante il processo di produzione sia molto simile, le caratteristiche organolettiche dipendano in modo inscindibile dal territorio

Siamo infatti soliti parlare di torba ad Islay, o di sapidità nello Speyside. Ecco, quindi, che comincia a prendere forma una possibile, e forse l’unica, classificazione che possa avere un senso commerciale anche per i rum. 

La discriminante che possa essere davvero utile quando si tratta di dare un consiglio del tipo: “Se ti piace questo rum, allora questo gruppo di altri prodotti possono incontrare il tuo gusto”. 

La provenienza.

La provenienza è fondamentale perché racchiude sotto un’unica bandiera la storia, la cultura, il gusto locale, oltre che le leggi applicate alla produzione ed il territorio di fermentazione ed eventuale invecchiamento, importantissimo per lo sviluppo aromatico durante questi due processi.

Il mondo del rum è vasto, racchiude tutta la fascia tropicale del mondo. Classificazioni come “stile inglese” ad esempio, non hanno nessun senso logico. Come possiamo pensare che un rum proveniente ad esempio dall’Australia, possa in qualche modo essere affine a livello organolettico ad un rum proveniente da Barbados?

Ma anche negli stessi Caraibi possiamo notare come territori “inglesi” come JamaicaBarbadosGuyana, abbiano profili organolettici completamente diversi. Anche i processi di produzione e le leggi applicabili a questi ultimi sono diversi. Per cui non vi è davvero nulla che possa accomunare questi prodotti, se non il fatto che si parli inglese sull’isola. 

Stesso discorso vale se pensiamo a due territori portoghesi come Madeira e Brasile: entrambi producono rum da puro succo, la Cachaça in Brasile e il Ron Agricola da Madeira a Madeira, ma le caratteristiche organolettiche sono ben distinte sia per una questione di terroir che di regolamentazioni e, inevitabilmente, di cultura e tradizione.

Se vogliamo quindi davvero avere una classificazione immediata, che ci aiuti nella scelta sullo scaffale quando vogliamo sperimentare bottiglie nuove, dobbiamo imparare a guardare la provenienza, ed eventualmente imparare a scoprire se ci sono provenienze affini a quella che ci piace, che possono a volte anche essere di lingua diversa.

In alcuni territori, se non proprio in quelli piccolissimi, sarà opportuno anche imparare a dividere la provenienza in sotto regioni, come facciamo per la Scozia. 

Per fare qualche esempio, pensiamo all’estensione del Brasile e quindi alla varietà di terroir della Cachaça, oppure alla differenza di terreno tra il nord e il sud della Martinica, differenza che influisce in modo assolutamente percettibile sui rum prodotti. 

Sicuramente a margine di quanto appena detto, sarà sempre opportuno e giusto dividere, anche a dispetto della stessa provenienza, i rum da puro succo e quelli tradizionali (quindi provenienti da sciroppo, melassa o muscovado), in quanto le due materie prime, anche se lavorate nella stessa zona e con le stesse tecniche, danno risvolti organolettici molto diversi.

Iniziamo quindi a dare importanza alla provenienza ed alla sua cultura e scopriremo un mondo davvero affascinante. 

Buona degustazione!

Ora è il momento giusto: buona degustazione!
Ora è il momento giusto: buona degustazione!
Leonardo Pinto

Leonardo Pinto

The Rum Searcher. Isla de Rum founder. ShowRUM festival director.

Jacopo Rosati

Illustratore, collabora con l’editoria e le agenzie di comunicazione in Italia e all’estero. Negli ultimi dieci anni ha sperimentato diverse tecniche, dal collage al disegno digitale.