Dalle Alpi alle Ande, i vini d'aria. Tappa 1

Dalle Alpi alle Ande, i vini d'aria. Tappa 1

Di Anita Franzon

Illustrazione di Beppe Conti

3 minuti

Terra, aria, fuoco, acqua. E vino. C'è un intruso tra gli elementi naturali, ma non è un errore: perché il vino, forse più di qualsiasi altra creazione umana, è in grado di assorbire l'essenza dalla natura per restituirla nel calice sotto forma di fluido inebriante e vitale.

All'origine di tutto, così come di questo viaggio in quattro tappe (una per ogni elemento) attraverso il vino e gli elementi naturali, si trova il fondamento più impalpabile di tutti, mezzo di connessione tra terra e cielo, sinonimo di spirito e purezza: l'aria.

vini d'aria sono nettari che respirano e soffiano al naso e in bocca la stessa brezza che ha accarezzato o sferzato la pianta facendone dondolare i frutti. Sono vini figli di un'aria a volte fresca, altre gelida o rovente, altre ancora rarefatta.

È proprio lassù, ad altitudini estreme, alla cima o sui fianchi di montagne dove l'aria è più sottile e anche la vite è al limite della sopravvivenza, che si ottengono vini liberi come le nuvole tra cui prendono forma. Colori e profumi più profondi, concentrati e intensi, freschezza più accentuata, eleganza, precisione e facilità di beva: sono queste solo alcune delle generiche caratteristiche dei vini d'alta quota. Dalle vette delle Alpi a quelle delle Ande passando per la catena montuosa dell'Himalaya, sempre più viticoltori temerari hanno deciso di scommettere sulle altezze da capogiro.

In Europa i filari scalano i monti fino a superare i 1.000 metri sul livello del mare: accade nel sud della Spagna, in Svizzera e storicamente anche in Italia, ai piedi del Monte Bianco. Il Re delle Alpi protegge i vigneti dai venti freddi e ospita, a 1.200 metri d'altezza, sul suo versante valdostano, un'uva che ha saputo adattarsi alle condizioni rigide di questa zona: il Prié blanc, da cui si ottengono vini bianchi che raccolgono gli aromi dalle pietre e dai fiori, ma anche dalle erbe e dai venti alpini.

Per salire ancora bisogna scendere di latitudine, oltrepassare l'Equatore e recarsi nel nordovest dell'Argentina, dove le vigne si arrampicano tra le immense Ande fino a un'altitudine di oltre 3.000 metri slm; e qui crescono sorvegliate da spinosi e giganti cactus, i cardones: chiazze di verde intenso colorano i pendii aridi tra le valli che attraversano le province di Catamarca, Tucumán e Salta. Ma è al confine con la Bolivia, nella regione Jujuy, più precisamente nella Quebrada de Humahuaca, che si innalzano alcuni dei vigneti più alti del pianeta, tanto da arrivare a toccare punte di 3.329 metri slm.

Sono numeri incredibili rispetto alle quote europee, ma qui la diffusione di vitigni (soprattutto a bacca rossa) quali MalbecSyrah e Cabernet Sauvignon è resa possibile grazie a una perfetta combinazione di fattori unita alle particolari altitudini e latitudini: forti escursioni termiche tra il giorno e la notte, un'elevata radiazione solare e scarse precipitazioni annuali. Su questi vigneti assolati, ma allo stesso tempo arieggiati e baciati da temperature più fresche, la maturazione delle uve avviene lentamente e in modo ottimale, mentre l'esposizione ai raggi UV è tale da stimolare lo sviluppo di una buccia più spessa negli acini, che si traduce in vini con più colore, struttura e tannini, senza però incidere sul livello alcolico. Nonostante le condizioni estreme, il lavoro necessariamente manuale e il rischio di gelate, le viti argentine si sono adattate al clima difficile donando basse rese e frutti sani: tutte caratteristiche che, insieme alla elevata acidità, rappresentano ottimi requisiti per la longevità del vino.

Chi, invece, è attirato dalle altezze da Guinness dei primati dovrà cambiare nuovamente continente e raggiungere il Tibet. Nella contea di Qüxü, non lontano dalla città sacra di Lhasa, tra le montagne più alte al mondo si trova anche il “Pure Land & Super-high altitude vineyard”, il vigneto da record proprio per la sua altitudine: 3.563,31 metri slm
Non serve però salire così in alto per produrre vini eroici.

Il CERVIM (Centro di Ricerca, Studi, Salvaguardia, Coordinamento e Valorizzazione per la Viticoltura Montana) è il primo organismo internazionale - con sede ad Aymavilles, in Valle d'Aosta - nato con il preciso intento di promuovere e salvaguardare la viticoltura eroica di montagna considerandola tale a partire dai 500 metri sul livello del mare, salvaguardandola e valorizzandola anche perché condotta in condizioni orografiche difficili (forti pendenze e terrazzamenti) e minacciata dall’abbandono a causa delle caratteristiche del territorio e dei costi elevati di produzione.

Intanto, però, la corsa verso quote sempre più alte e la volontà di imbottigliare quell'aria fresca e profumata che dona ai vini finezza e freschezza uniche e vibranti è nel pieno dell'espansione. Tale ricerca ha preso piede in questo momento storico segnato da un riscaldamento globale che minaccia la viticoltura nelle aree fino a ora ritenute tradizionali.

I vini d'aria sono dunque estremamente attuali perché rappresentano una delle possibili risposte al cambiamento climatico in atto, oltre a rispettare il gusto e la tendenza dei consumatori d'oggi. Plasmati dalle nuvole e dai venti, questi vini daranno nuova linfa al mondo enologico e forse, un giorno, saranno indispensabili: come l'aria, appunto.

Anita Franzon

Anita Franzon

Piemontese di nascita, vive tra l'Italia e l'Oregon. Viaggia per lavoro e lavora per viaggiare, intanto beve e studia il vino. Scrive guide per Lonely Planet e racconta i suoi vagabondaggi tra vigne e cantine su blog e riviste di settore.

Beppe Conti

Nato ad Asti nel 1989, è Graphic-Designer e illustratore. Negli anni si è appassionato alla tecnica del collage digitale, sviluppando uno stile immediatamente riconoscibile.