Donne del vino: perché abbiamo ancora bisogno di parlarne

Donne del vino: perché abbiamo ancora bisogno di parlarne

Di Anita Franzon

Illustrazione di Valentina Catto

4 minuti

Ecco - penserete - l'ennesimo articolo sulle donne del vino.

La questione di genere nel mondo enologico è un argomento tanto delicato quanto spinoso, ancora troppo spesso trattato con superficialità nonché con velato e apparentemente innocente maschilismo.
E se, da una parte, le donne del vino stanno finalmente cercando di uscire dalla nicchia, dall'altra rimangono inesorabilmente ricondotte all'eccezione.

Fortunatamente sono sempre di più le voci femminili in grado di emergere in un ambiente storicamente dominato dal sessismo, ma il settore enologico sta dimostrando, in generale, di saper evolvere rapidamente allineandosi a temi sempre più urgenti e attuali.

In tal senso, il 2020 ha segnato un punto di svolta per quanto riguarda le professioniste del vino. A innescare la miccia è stato un vero e proprio scandalo che ha sconvolto la Court of Master Sommeliers America. I principali membri di questa associazione conosciuta a livello internazionale anche grazie al successo di Somm - il documentario che racconta quanto sia difficile passare l'esame per ottenere il titolo di Master Sommelier (MS) - sono stati accusati da oltre venti donne aspiranti MS di violenze e molestie sessuali; tutte loro hanno abbandonato il percorso all'interno della Court. A raccogliere le testimonianze di alcune delle vittime è stata la giornalista Julia Moskin in un dettagliato e toccante articolo sul New York Times.

Probabilmente per la prima volta, una giornalista ha apertamente denunciato quella che si è da subito rivelata una malata consuetudine senza confini fatta di ostacoli, esclusioni, umiliazioni, manipolazioni, ricatti, abusi e comportamenti sessualmente inappropriati verso molte donne all'interno del settore.

Un'indagine esterna durata un anno, ha ora portato all'espulsione di sei membri della Court (un settimo MS si era dimesso immediatamente dopo le accuse) e l'organizzazione americana è passata sotto la guida di una donna, Emily Wines, che ha istituito un comitato etico e annunciato la creazione di borse di studio finalizzate a migliorare la diversità e l'inclusione; anche perché, attualmente, dei 172 Master Sommelier144 sono uomini.

Intanto, alcune delle sommelier che hanno denunciato le violenze, come Victoria James e Rania Zayyat, si sono attivamente impegnate nella promozione dell'uguaglianza di genere.

La prima, dopo aver pubblicato un libro divenuto best seller dal titolo Wine Girl, The Obstacles, Humiliations, and Triumphs of America's Youngest Sommelier, ha dato avvio al progetto Wine Empowered, con l'obiettivo di far crescere il numero delle donne nel settore dell’ospitalità fornendo una formazione sul vino gratuita.

Rania Zayyat ha invece creato Lift Collective, uno spazio in cui promuovere azioni che sostengano le pari opportunità nell'industria vinicola affidandosi anche ai dati. Un esempio? Alla prestigiosa Università della California Davis, il 62% dei laureati in viticoltura ed enologia nel 2016 era costituito da donne, ma queste rappresentano solo il 10% dei produttori di vino californiano.

in Italia come si stanno muovendo le donne del vino?

Secondo i dati elaborati da Wine Intelligence e presentati all'evento Vinitaly Special Edition, per la prima volta nella storia dei consumatori italiani di vino, nel 2021 le donne hanno superato numericamente gli uomini. Ma le disparità tra le professioniste e i professionisti all'interno del settore, in particolare nei ruoli di leadership, sono ancora evidenti. Se le posizioni nel marketing, nella comunicazione e nell'accoglienza sono sempre più femminili, il lavoro in vigna e in cantina rimane prettamente maschile: qui, infatti, solo il 10% delle mansioni è affidato a donne (esattamente come dimostrano le statistiche californiane).
Questi ultimi sono i risultati di un'indagine sul gender gap nel vino presentata a ottobre 2021 in occasione del business forum Wine2Wine e condotta dall'Università di Siena in collaborazione con l'associazione nazionale Le Donne del Vino e Unione Italiana Vini. Anche i numeri rivelano, dunque, quanta strada ci sia ancora da percorrere, in particolare a causa della disuguaglianza dei salari o della difficoltà nell'avanzamento di carriera o, addirittura, nel mantenere la posizione lavorativa dopo la nascita di un figlio. Sono ancora troppi, inoltre, gli episodi di intimidazioni e gli abusi sul luogo di lavoro, dove manca un supporto e una protezione che aiuti le vittime a denunciare.

Anche qui, come nel resto del mondo, molte professioniste del settore sanno quanto sia facile incorrere in situazioni spiacevoli, che spesso si manifestano anche attraverso piccoli gesti, magari inconsapevoli e così dipendenti da una cultura maschilista da poter essere scambiati per la normalità. Sono segnali quasi invisibili come una risposta mancata, un commento sottovoce, una risatina, uno sguardo, le costanti proposte di vini dal carattere 'femminile', 'fruttatino', 'dolcino': atteggiamenti e allusioni che ogni donna ha imparato, in qualche modo, a cogliere e a gestire, ma non per questo motivo sono da considerare meno svilenti.
Sono situazioni che accadono, purtroppo, anche quando a parlare di donne del vino sono altre donne, come in un articolo di recente pubblicazione su un quotidiano nazionale, in cui si legge: “Lavorare la terra, la vigna in particolare, richiede un requisito principale: la pazienza. Una dote che alle donne non manca, perché siamo naturalmente 'programmate' per generare e allevare”. Eccolo, un altro approfondimento dedicato alle lavoratrici del settore enologico accomunate tanto dalla cura del “focolare domestico” (citazione dal medesimo pezzo) e dalla passione per il vino; un articolo certamente scritto rispettando una delle regole del giornalismo: “Non fa notizia un cane che morde un uomo, ma un uomo che morde un cane”.

È proprio così, infatti: le donne del vino sono ancora considerate l'anomalia, l'uomo che morde il cane.

Nonostante le tante voci a favore dell'inclusione e dell'uguaglianza, pare di assistere continuamente a un cortocircuito. Sembra mancare uno sforzo da parte di tutti per poter affermare che, finalmente, a parità di valori umani e professionali, le donne possano essere considerate allo stesso livello dei loro colleghi. È giunto il momento che anch'io mi unisca al coro, dichiarando la mia gratitudine a tutte le donne che, prima di me, hanno lottato per aprire così tante porte alla nostra generazione, ma ora dobbiamo fare in modo che le loro e le nostre voci non si disperdano. Dobbiamo lavorare insieme per attivare un cambiamento culturale.

Ecco perché, all'inizio del 2022, abbiamo ancora bisogno di parlare delle donne del vino.

...ma c'è ancora "bisogno di parlare delle donne del vino".
...ma c'è ancora "bisogno di parlare delle donne del vino".
Anita Franzon

Anita Franzon

Piemontese di nascita, vive tra l'Italia e l'Oregon. Viaggia per lavoro e lavora per viaggiare, intanto beve e studia il vino. Scrive guide per Lonely Planet e racconta i suoi vagabondaggi tra vigne e cantine su blog e riviste di settore.

Valentina Catto

Illustratrice freelance nata e cresciuta a Torino, dove ha studiato arte e cinema. Dopo la laurea ha vissuto a New York e Londra producendo illustrazioni per poster cinematografici e teatrali, art concept e collaborazioni editoriali. Tornata in Italia, lavora per Golem Edizioni.