L’invito è chiaro: qui non si scelgono vini, qui ci si immerge radicalmente in ogni loro unico mondo.
In un loro nuovo, inedito, Gotha.
Più che un catalogo di vini, è un diario di viaggio, di esplorazioni, di incontri.
Tanti mondi, da tutto il Mondo, uniti da un unico concetto: Elemento Indigeno.
Elemento Indigeno, nuova avventura di Compagnia dei Caraibi, ha tra i suoi punti forza l’heritage di generazioni vinicole nelle Langhe e nel Roero della famiglia Baracco, quindi il coraggio e la capacità, del suo lignaggio, d’andare oltre.
Solo chi conosce le regole può rivoluzionarle.
Incontriamo Iguana, CEO CdC, e Alessandro Salvano, enotecnico e Sales Manager del progetto.
G. Borri: Ogni viaggio si basa su un itinerario, mappe, un diario. Partiamo da qui, da questa sorta di catalogo
Iguana: Non lo chiamiamo “catalogo”, ma “diario”, “Il diario di Atlante”, per essere precisi.
Un progetto che racchiude l’esperienza di questo viaggio collettivo di tutto il trascorso delle persone che hanno contribuito a creare quest’esperienza, che viene raccontata in questo itinerario attraverso il mondo, all’interno di esso, nella sua storia, che è un po’ il percorso che fisicamente e virtualmente è stato fatto.
L’idea è quella della condivisione, quindi noi, in questo progetto, abbiamo raccolto gli appunti di più persone incontrate durante il tragitto e abbiamo fatto la scelta di rappresentare delle cantine con i loro prodotti.
Queste contengono un elemento che ha risuonato dentro di noi, quello che poi, in qualche modo, abbiamo identificato come “Elemento Indigeno”, rappresentato qui, e condivisibile con i nostri amici, con i nostri clienti.
Ed è il viaggio che dà la priorità alla modalità di selezione: non ci sono altri riferimenti, paletti o regole. Abbiamo voluto immergerci completamente nel contesto in cui eravamo e, di conseguenza, imparare ad astrarci dalle regole di “vino buono” o “vino bello” o di “area dedicata al vino”.
Quindi abbiamo voluto contestualizzare ogni elemento nella creazione del prodotto, a iniziare dal progetto stesso della cantina, dalle sue intenzioni, dalla sua storia. Ci sono territori dove il vino si fa da 50 anni o da 1000 anni. C’è chi ha fatto questa scelta di vita due anni fa e chi lo fa in famiglia da generazioni.
Questo è stato, è e sarà uno dei parametri di scelta: far arrivare sul mercato esperienze.
G. Borri: Per capire davvero di cosa stiamo parlando, credo sia fondamentale vedere il diario nella sua forma cartacea, sei d'accordo?
Iguana: Assolutamente! Solo attraverso l’oggetto fisico si può cogliere quanto sia matericamente rappresentativo nella sua connotazione di diario, per le sue dimensioni, per la cover in cuoio, per gli inserti intercambiabili. Perché noi nel momento in cui andiamo a cercare l’Elemento Indigeno, lo dobbiamo cercare in tutti i suoi aspetti.
La nostra osservazione va al di là del vino: ecco perché spesso nel nostro diario vediamo appuntati oggetti che abbiamo raccolto sul territorio, panorami, riferimenti naturalistici, ai popoli autoctoni, ai minerali e ai vegetali. Proprio perché è un diario dove appuntiamo ciò che ci ha realmente risuonato, tutto ciò che ha creato una vibrazione che ci ha portato a prendere una decisione, pittosto che un'altra.
G. Borri: Anche il logo è singolare, com'è nato e cosa racconta?
Iguana: Ci sono una testa e una sfera, intesa come chicco d’uva, o globo terrestre, ma anche come la parte di prospezione, il Mondo delle Idee, delle opportunità, del vedere e intravvedere al di là.
Questa scende all’interno di una piramide rovesciata che, oltre a essere un simbolo archetipico di concentrazione, ha la capacità di rappresentare quello che vogliamo fare: dal Mondo delle Idee, farlo cadere su uno dei recettori umani che, in questo caso, è il più reattivo dal punto di vista sensoriale: la lingua.
È volutamente una lingua animale, perché dobbiamo ricordarci di quella parte più istintiva, destrutturata, meno condizionata, che è presente in ognuno di noi.
Cercare di analizzare e di osservare ciò che ci si presenta col minor numero di preconcetti, o di strutture mentali e riuscire il più possibile ad arrivare all’essenza del vino.
La testa, evidentemente, rappresenta l’Io, la consapevolezza, il Noi.
G. Borri: Alessandro, ci racconti invece come è stato il processo di selezione e su quante realtà potere contare, al momento?
A. Salvano: A oggi, prendono parte al progetto 27 Paesi, che andranno sicuramente ad aumentare, dato che l’obiettivo è raggiungere tutte le realtà emergenti. Probabilmente si aggiungeranno, a breve, Canada e Messico.
È una raccolta molto dinamica che prevede nuove scoperte con l’aiuto dei nostri collaboratori che ci proporranno nuove realtà.
Mantenendo una selezione di prodotti che rispettassero l’ambiente, che fossero lavorati in modo sano, corretto ed elegante, non ci siamo posti limiti o vincoli; non ci siamo preclusi la presenza di realtà sprovviste certificazione d’azienda ecologica, nonostante la maggior parte dei nostri prodotti faccia parte dell’ambito del biologico, del biodinamico e del “vino naturale”.
Su questo termine, “vino naturale”, mi vorrei soffermare un attimo: si tratta di un vino che ha quel qualcosa di autentico e di unico, che riconosciamo come adatto alla nostra selezione, così lo inseriamo con una denominazione che non è riconosciuta ufficialmente, ma che è la nostra sigla per identificare un vino “fatto bene”.
L’obiettivo principale era trovare dei prodotti che ci piacessero, perché il vino è condivisione, è divertimento, è scoperta e, quindi, è un piacere.
Dico sempre: «Vendiamo vino, non salviamo vite», quindi non dobbiamo prendere questo lavoro in un modo troppo tecnico; il vino deve portare divertimento, raccontare storie e passare concetti, che è il criterio aggiuntivo per far scegliere un prodotto.
G. Borri: Come si porta avanti e si lancia sul mercato un progetto così impegnativo, in un periodo così delicato come quello che stiamo vivendo?
A. Salvano: Per fortuna, la prima grande selezione era già stata fatta negli anni precedenti, sul campo, visitando le cantine in tutto il mondo. In seguito, abbiamo cambiato il modo di ragionare e per il finissaggio ci siamo dovuti muovere per lo più per telefono, o facendo videochiamate, con i produttori. Devo dire che nonostante la freddezza del mezzo, non sono mancati momenti di grande impatto emotivo: è stato tutto molto intenso e siamo rimasti soddisfatti del risultato ottenuto.
C’è stata molta attenzione non solo nel contenuto, ma anche nella creazione di un oggetto unico, che si distinguesse nettamente da ciò a cui siamo stati abituati fino a ora.
È fondamentale che questo sia "un catalogo" tra i più belli al mondo in linea con i principi dell’azienda. Lo dico apertamente: con tutti gli importatori e i produttori che ho conosciuto negli anni, non ho mai visto qualcosa che lo superasse a livello estetico.
È diverso, piacevole da guardare, da toccare, immediato, intuitivo ed è un supporto, un plus notevole per la rete vendita.
G. Borri: Come è riportato questo giro del mondo?
A. Salvano: Abbiamo suddiviso il Pianeta in otto macroaree, siamo partiti dalla “Culla” dove il vino è nato 7000 anni fa, quindi Georgia, Armenia, Arzeibaijan.
Da lì ci siamo spostati tra Turchia, Libano e Marocco, assieme al Nord Africa e al Sud Africa, per poi attraversare l'oceano e approdare in Sud America, quindi Cile, Argentina e Perù.
Non potevamo poi non approfondire il discorso in Australia e Nuova Zelanda, e poi, in Giappone, per poi attraversare il Pacifico e andare negli Stati Uniti, che stanno producendo grandissimi vini.
Dagli Usa siamo tornati al vecchio mondo, l’Europa, concentrandoci sulla Francia.
L’Italia è stata appena accennata, non per le scelte qualitative, ma perché le dedicheremo una ricerca particolare in seguito, per trovare qualcosa di straordinario. Abbiamo già individuato tre realtà che andranno ad aggiungersi alle altre selezioni.
G. Borri: Come si utilizza, in pratica, questo Diario di Atlante?
A. Salvano: Oltre all’immersione esperienziale nelle diverse territorialità, abbiamo voluto dare praticità e immediatezza nell’identificare questi prodotti, come anche riuscire a spiegare proposte “fuori standard”, magari ancora sconosciute agli appassionati.
In questo modo, diamo delle informazioni essenziali e nitide, così che il cliente possa cogliere al volo quello che gli può interessare.
Alcune icone spiegano le caratteristiche di base del vino, se è bianco, rosso, se è orange, se è una bolla, ancestrale o Pét-nat, se ha certificazione bio, o se è biodinamico.
Abbiamo anche un’icona che abbiamo creato noi, che identifica la “libera interpretazione”: non rientra nella certificazione riconosciuta, ma è ciò che ci hanno trasmesso i produttori con la volontà di uscire dagli schemi e produrre un vino fatto a modo loro, sperimentando.
Tutte le bottiglie hanno una breve descrizione, tre, quattro righe al massimo, con modalità di produzione e caratteristiche predominanti, quanto basta per introdurre all’assaggio del vino, mentre più spazio è lasciato alla storia delle cantine e delle persone che le rendono uniche.
Ai nostri social - Facebook e Instagram - il compito di andare in profondità e di aggiornare i follower con le attività live del progetto.
G. Borri: E come sono stati i primi riscontri?
A. Salvano: Devo dire che abbiamo avuto una risposta entusiasta nel corso degli assaggi, perfino nel caso dei prodotti più azzardati e “creativi”, che abbiamo scelto a nostro gusto. È stata la prova che siamo riusciti a far arrivare anche ai clienti la nostra idea, identificativa, di vino e a comunicarla con coerenza».
G. Borri: Come si evolverà questo progetto?
Iguana: Abbiamo fatto un viaggio, siamo arrivati a tracciare un primo itinerario e ce n’è già un altro all'orizzonte che stiamo organizzando anche grazie ai feedback del mercato.
Continueremo a far crescere Elemento Indigeno, a renderlo sempre più ampia la disponibilità dei prodotti, che riguarda una visione del ritorno al vero con un approccio olistico, che è il punto di atterraggio del nostro Diario, per quanto riguarda l’aspetto del prodotto genuino, buono, sano.
"Sano" anche nei valori di chi lo produce e si riconosce in noi, nelle nostre scelte, nella nostra distribuzione, nel nostro pensiero.