Fergus Simpson: in missione per creare spirits distintivi

Fergus Simpson: in missione per creare spirits distintivi

Di Giuseppe F. Borri

Illustrazione di Valentina Catto

3 minuti

Fondata in Scozia, a Glasgow, nel 1938, ora con sede nel cuore della pittoresca Huntly, la Duncan Taylor è riconosciuta come una delle aziende di whisky più innovative e dinamiche. Realtà pluripremiata, vanta radici nella produzione di whisky che risalgono dal 1864 e una delle più importanti collezioni private con alcune delle bottiglie vintage e rare più ricercate al mondo.
Incontriamo il vulcanico ed eclettico Fergus Simpson, suo Brand Ambassador, tra i maggiori e apprezzati esperti del più classico degli “spiriti del nord”

G. Borri: In qualità di Whisky Ambassador, ci rivolgiamo a te come massimo esperto di whisky. Vorremmo conoscere i segreti e i trucchi per essere un buon scopritore di questo affascinante distillato. 

F. Simpson: Devo svelarvi due segreti: il primo è che faccio questo lavoro solo dal 2007, anche se la passione per il whisky mi accompagna da quando ho 7 anni e bevvi un po’ di whisky dalla fiaschetta di mio padre, per scaldarmi durante una partita di rugby in Scozia.
Il secondo segreto è che… non ci sono segreti né trucchi, ma solo un sacco di duro lavoro.
La cosa più importante è testare il maggior numero di whisky possibile. È solo assaggiandoli che puoi acquisire l'esperienza di cui avrai bisogno. Se le conoscenze tecniche sulla produzione e sui metodi delle singole distillerie possono essere studiate e apprese, l'esperienza reale e concreta della degustazione attenta di un particolare whisky può essere fatta solo in prima persona. 

G. Borri: In Italia predomina ancora la cultura del single malt torbato. Ma con l'attuale riscoperta del whisky, sta emergendo anche l'apprezzamento per i blend premium. Cosa possiamo spiegare a chi si avvia al suo assaggio? 

F. Simpson: Ho sempre trovato che gli italiani siano molto ricettivi e aperti a provare i blend. Quando incontro qualcuno che è fissato solo sui single malt, gli spiego che il single malt è un fenomeno relativamente recente nella storia del whisky. Ancora adesso, i blended costituiscono circa il 90% del whisky consumato nel mondo. Gli parlerei anche dello Champagne e del Cognac, che hanno entrambi un'immagine "di lusso", nonostante entrambi siano normalmente delle miscele, dei blend. 

G. Borri: C'è un concetto che possa identificare l'essenza degli spiriti di Duncan Taylor? Come si esprime?

F. SimpsonIn Duncan Taylor, la nostra missione e la nostra filosofia sono: "Un focus senza compromessi sulla qualità, siamo in missione per creare spirits che si distinguono".
Penso che questo riassuma nitidamente la nostra filosofia. Il nostro obiettivo è sempre stato la qualità.

G. Borri: E adesso, può raccontarci qualcosa di inedito ai nostri amici, da esperto a esperto, per stuzzicarlo e per dare una bella storia ai loro avventori? 

F. SimpsonLa nostra gamma di miscele premium Black Bull risale al 1864. Fu prodotta per la prima volta da un commerciante di vini di Dundee chiamato George Willsher. Voleva che il “Suo Whisky” si distinguesse dalla vasta gamma di blend che si trovavano già sul mercato in quel momento, quindi ha utilizzato una percentuale molto maggiore di whisky di malto nella sua miscela e l'ha imbottigliata a un grado alcolico maggiore rispetto al solito.
Quando abbiamo rilanciato quel blend nel 2009, abbiamo deciso di attenerci a quella filosofia. Quindi, ogni bottiglia di Black Bull contiene nella miscela un minimo del 50% di whisky di malto ed è imbottigliata al 50% di alcool
Tuttavia, il nome originale non era Black Bull. Dundee era una città portuale che, come molte altre, nella metà del XIX secolo era un luogo piuttosto malsano con malattie come il colera, la febbre gialla, la tubercolosi e altro ancora. Così, George Willsher acquistò una tenuta di campagna e si trasferì fuori città.
Là iniziò ad allevare una nuova razza di bestiame chiamata Aberdeen Angus. Ebbe molto successo e possedeva un toro campione chiamato "Pride of the North" (“Orgoglio del Nord”) che aveva vinto molti premi. Diede quel nome al suo whisky ispirandosi a quel possente animale e mise proprio una sua foto sull'etichetta. Fatalmente per lui, molti dei suoi clienti erano analfabeti e non potevano leggerla. Quando entravano nel suo negozio, chiedevano tutti una bottiglia con sopra il toro nero, il “Black Bull”, piuttosto che “Pride of the North”. Dopo un paio d'anni Willsher decise che era più facile cambiare nome, e fu così che nacque nel 1864 il blend whisky "The Black Bull". 
 

G. Borri: Abbiamo saputo che hai un forte legame con il nostro Paese, l’Italia. Come mai?

È vero, Ho passato anni favolosi in Italia! Sono arrivato a Grosseto nel 1978 senza sapere una parola di italiano. Ho trovato lavoro alla Pizzeria Pappagone: tutti i clienti provenivano dal Rione Sanità di Napoli e quindi ho imparato prima il dialetto napoletano, dell’italiano!
Dopo aver fatto anche l’autista di bus, mi sono trasferito da un amico a Roma, nel quartiere della Balduina, vicino a Piazza Giovenale. Lui si occupava di antiquariato, e andavamo in giro per tutta l’Italia alla ricerca di oggetti. Ogni domenica lo aiutavo nella sua bancarella a Porta Portese.
Ho lasciato l’Italia alla fine del 1983. A parte la Scozia, è il mio posto preferito al mondo, e sono sempre felice di tornarci.

G. Borri: Davvero una bella storia! E ora, per terminare il nostro incontro, cosa ci proporrebbe di veramente speciale, cosa ci verserebbe nel bicchiere? 

F. Simpson: Verserei un bicchierino del nostro Black Bull 40 anni. Questo è un blend come nessun altro. È stato insignito del titolo di "Miglior whisky miscelato al mondo" due volte, nel 2012 e nel 2017. Ci sono whisky sbalorditivi e un rapporto qualità-prezzo incredibile. 

G. Borri: Allora, alla sua salute, Slàinte Mhath! 

F. Simpson: Salute! Slàinte Mhath!

Giuseppe F. Borri

Giuseppe F. Borri

Da sempre viaggiatore con penna e taccuino a portata di mano. Adora raccontare la Storia, attraverso le storie degli uomini.

Valentina Catto

Illustratrice freelance nata e cresciuta a Torino, dove ha studiato arte e cinema. Dopo la laurea ha vissuto a New York e Londra producendo illustrazioni per poster cinematografici e teatrali, art concept e collaborazioni editoriali. Tornata in Italia, lavora per Golem Edizioni.