Fotografia 1: limiti e possibilità dello smartphone

Fotografia 1: limiti e possibilità dello smartphone

Di Vanessa Vettorello

Illustrazione di Jacopo Rosati

3 minuti

Tutti fotografiamo.
Negli ultimi 50 anni la fotografia, da proibitiva e per pochi, ha raggiunto qualsiasi strato della popolazione, ogni stato del mondo e qualsiasi età. 

Questo ha aperto delle discussioni infinite su moltissimi livelli, da quello culturale a quello tecnico che... qui non saranno il nostro focus principale.

Il mio compito è accompagnarvi in un piccolo percorso dedicato alla fotografia e in particolare alla luce e alla composizione

La sfida è abbandonare i macchinoni e “portarsi a casa” (alla Renè Ferretti) una buona immagine di un cocktail scattata con uno smartphone.
Non la migliore, non la più sbalorditiva, non la più poetica, semplicemente una fotografia leggibile e gradevole

Abbandoniamo i raw e i diaframmi - per quelli potete iscrivervi ad un corso base di fotografia - ed evitiamo subito le delusioni, limitando le aspettative: no, non potete in 5 minuti essere Richard Avedon neanche con la Canon di vostro cugino! 
E non passate il tempo a consumarvi gli occhi su Instagram! Spesso è meglio un libro o un bel film, tipo questoquestoquesto o questo

Il nostro obiettivo sarà iniziare ad essere più consapevoli di ciò che abbiamo attorno: come la luce entra dalla vetrina del bar, il colore che ha, come illumina il bancone, che giochi di luce crea, che tonalità ha e imparare a controllarla compiendo delle scelte.

Guardare, confrontare e analizzare diverse immagini nella storia ci può aiutare a capire il mondo attuale.
Ad esempio, come Edward Hopper usa la luce nei suoi dipinti per dare profondità, una vera e propria ossessione su come riuscire a restituire su tela l’effetto della luce nello spazio, sensibilità affine a molti fotografi di still life.
Oppure come la prospettiva centrale usata nella famosa immagine del Cenacolo di Leonardo da Vinci ha influenzato il mondo di Stanley Kubrick in Shining.

Still life realizzato da Vanessa Vettorello, autrice dell'articolo
Still life realizzato da Vanessa Vettorello, autrice dell'articolo

Dobbiamo essere coscienti, però, che la fotocamera del cellulare ha dei limiti strutturali.

Senza andare troppo nel dettaglio, la qualità dell’immagine con un sensore così piccolo non potrà essere il massimo.

Non avremo la capacità di sfocare lo sfondo isolando il soggetto e avendo un sensore così piccolo, non basterà uno zoom digitale o un filtro ritratto per avere lo stesso effetto. 

Per dovere di cronaca negli ultimi modelli a volte ci sono tre o quattro diversi obiettivi che provano a simulare una sfocatura, ma il risultato non si avvicina minimamente a quello di una fotocamera tradizionale, proprio perché provano a ricreare qualcosa che fisicamente non potrebbe esistere, non è colpa vostra.
Avremo a disposizione una gamma dinamica limitata (cioè minore dettaglio nelle aree più luminose e più scure) e sempre la stessa lunghezza focale (nella maggior parte dei casi un medio-grandangolo). 

Sarà molto difficile fotografare al buio, dovremmo avere a disposizione una grande quantità di luce per evitare che ci sia troppo rumore (per capirci, i puntini che vedete quando provate a fare una foto di notte senza flash sono da evitare). Con una macchina professionale il rumore esiste, ma è più limitato e una macchina professionale può lavorare ad alte sensibilità in situazione di bassa luce senza avere ormai grandi problemi. 

Qui nella gallery vi mostro alcuni esempi:

 

 

Mi sembra già di sentire levarsi un coro di lamentele: “Ma vedi allora che per fare le belle fotografie serve la reflex?” 

No, non è così!

Nell’ultima immagine si fa fatica a distinguere quale delle due immagini è scattata con il cellulare perchè questa fotografia non si basa sulla tecnica (ricerca dello sfocato o dell’ottima nitidezza), ma su un’illuminazione intrigante e uno sfondo neutro senza profondità.

Fotografia significa “scrivere con la luce” e imparando ad analizzare le condizioni ambientali capiremo come utilizzare la luce naturale, in che orario, con quale angolazione, in quale situazione e come posizionare i nostri soggetti all’interno del riquadro arrivando a risultati apprezzabili (spoiler: non si può fotografare in tutte le situazioni!). 
Questi sono principi che valgono in generale per la fotografia, al di là del mezzo con cui fotografiamo, ma il cellulare è comodo, quindi ora è arrivato il momento di evidenziare i suoi vantaggi.

1) La portabilità. Se volete il massimo della qualità potete prendere un banco ottico, ma sono sicura che la prima cosa che vi spaventerebbe, al di là dell’utilizzo, sarebbe la sua mole.

È vero, ogni anno escono fotocamere sempre più piccole, ma il cellulare rimarrà sempre ciò che ci porteremo ovunque in tasca. 

2) Il costo. Con una media di 250 euro, oggi possiamo permetterci un buon cellulare con una fotocamera e lenti dignitose.

3) La facilità di utilizzo. Al pari di una "punta e scatta" come una Polaroid, possiamo scattare un’immagine senza avere troppi problemi di fuoco ed esposizione in condizioni ottimali. 

Quello che cercheremo di fare in questi articoli è cercare e costruire delle situazioni ideali per scattare sfruttando solo ciò che abbiamo a disposizione senza flash, bank o altri costosi accessori (fondamentali per i professionisti, inutili per i principianti). 

Vi chiedo di avere a disposizione un cellulare (da impostare in modalità scatto expert), un treppiede, un sostegno per cellulari (per evitare il mosso) e un pannello bianco per schiarire le ombre (può essere un pannello di polistirolo oppure un pannello riflettente argentato).

Vi chiedo di fare un esercizio: guardate dalla finestra, rimanete fermi e osservate la luce: che direzione ha? Che colore? Come tocca le superfici attorno a voi? Che tipo di ombre crea? 

Il prossimo articolo sarà proprio dedicato a questo tema.

Vanessa Vettorello

Vanessa Vettorello

Fotografa professionista. Collabora con magazine nazionali ed internazionali. Ha lavorato anche con Bacardi, Explora, BBDO, Slowfood, Cantina Gaja, Airbnb, Lenti e Compagnia dei Caraibi. È fermamente convinta che chi beve solo acqua abbia un segreto da nascondere.

Jacopo Rosati

Illustratore, collabora con l’editoria e le agenzie di comunicazione in Italia e all’estero. Negli ultimi dieci anni ha sperimentato diverse tecniche, dal collage al disegno digitale.