La formula perfetta per raccontarsi sui social non c’è.
L’articolo precedente raccontava di quanto la spontaneità, il lavoro di squadra e il dietro le quinte possano essere fondamentali per raccontare la propria identità.
Il protagonista di oggi, House of Ronin di Milano, ha scelto una strada per raccontarsi in accordo con la sua personalità ricercata. Ce ne parla Andrea Compagnone, creative director: “Il piano di comunicazione di Ronin doveva essere caratterizzante e diverso rispetto al solito mondo della ristorazione in cui si parla principalmente di cibo. Il centro per noi è la cultura. Vogliamo parlare non solo di quello che diamo da mangiare, ma di quello che è veramente l'esperienza a trecentosessanta gradi da noi.”
Ronin è un cappello per molti concetti differenti ispirati alla tradizione giapponese. È un palazzo in piena Chinatown a Milano che racchiude dentro di sé tre ristoranti, tre cocktail bar, quattro sale karaoke. Niente è lasciato al caso. Anche i bagni sono a tema. È un viaggio esperienziale su quattro piani.
Nasce dall’idea di Salva Tu Alma, la comunicazione viene gestita da un team con un direttore creativo, grafici, web designer e social media manager supportati dall’agenzia Cultivar li ha aiutati nello sviluppo di alcuni contenuti durante la fase di lancio del locale.
“Molte volte ereditiamo dei progetti su cui è difficile lavorare - mi racconta Alberto Bloise, titolare di Cultivar - nel caso di Ronin è completamente differente perchè la base di partenza era già molto alta, una strada già tracciata a livello identitario e culturale. Quello che abbiamo fatto è stato solo aumentarne il valore utilizzando un linguaggio unico, personale e dei contenuti di qualità. Nella prima fase, sul piano editoriale, abbiamo lavorato su tips culturali senza utilizzare una comunicazione urlata, praticamente il contrario di quello che tutti fanno”.
Chiedo ad Andrea cosa privilegiare nella comunicazione: “Ci sono diversi aspetti a cui dare la priorità per garantire efficacia e significato. L’originalità dei contenuti ed il coinvolgimento del proprio pubblico sono sicuramente due aspetti fondamentali per finalizzare al meglio ciò che si vuole comunicare.”
A proposito di originalità, Andrea crede che la rivisitazione sia il concetto trainante nel mondo delle arti visive e la creatività è un tributo ai grandi maestri.
Le tante opere d’arte all’interno del palazzo sono frutto di una collaborazione con Carola Cometto, la selezione cambia ogni anno e vengono organizzati degli eventi con l’intento di avvicinare il pubblico all’arte.
Il lunedì invece è il giorno del cineforum curato da Simone De Kunovich, dj, collezionista, artista, laureato in cinematografia e grande appassionato di cinema asiatico. Il club all’ultimo piano, Arcade, si trasforma per accogliere 25 persone ed è sempre sold-out. La musica viene curata da Ultimo Tango e i contenuti del piano editoriale vengono sempre firmati dagli artisti coinvolti. Anche le persone coinvolte nello sviluppo del brand sono tutti specialisti, c’è una continua ricerca dell'artigianalità e dell’autenticità. L’estetica e la verità possono (devono) coesistere.
Da diversi mesi hanno aperto l’Omakase, letteralmente “fidarsi dello chef”, una sala super riservata che organizza delle serate speciali come quelle fino a fine marzo con il maestro Katsu Nakaji, una leggenda in Giappone, shokunin di quarta generazione con due stelle Michelin. L’Omakase Roulette continua a riservare sorprese nel tempo, molti gli chef che si sono dedicati all’improvvisazione come Gioele Vacchina, Silvano Toscani, Alessandro Miocchi, Giuseppe Lo Iudice, Karime Lopez, Yoji Tokuyoshi, Fabrizio Fiorani…senza dimenticare la cucina di Gigi Nastri al Ronin Robata del primo piano.
La carta dei cocktail è curata da Riccardo Speranza che la definisce in “continua evoluzione”, c’è molta ricerca a livello concettuale e un’attenzione al sociale, all’ambiente e agli sprechi. La drink list ospita spesso QR Code che rimandano ad iniziative legate allo sviluppo sostenibile in collaborazione con alcuni brand e associazioni. Troverete quindi Elephant Gin e Rum Diplomático che portano avanti le proprie battaglie in difesa degli elefanti e quella per ridurre gli sprechi, ma anche Santa Teresa che con il progetto Alcatraz ha avviato un programma che raccoglie le gang criminali in Venezuela, le rieduca e le reinserisce nella società.
Le scelte di Ronin di utilizzare contenuti di qualità, considerare seriamente il lavoro degli artisti e per alcune tematiche attuali legate alla sostenibilità, mi fanno credere esista un mondo migliore degli anni ‘80 a livello di consapevolezza rispetto alla collettività.
La mia sala preferita è però un tributo proprio a loro, gli Ottanta, una delle sale karaoke illuminata da una scritta al neon rosa e celeste. È stata la mia puntata preferita di Black Mirror. Percepisco la nostalgia. Forse è la stessa metafora di Ronin. Quando esco ho la stessa sensazione straniante di quando uscivo dopo molte ore dal Cinema Massimo di Torino ai tempi dell’università: non comprendo se siamo nel passato o nel futuro.
* Tutte le foto del presente articolo, salvo dove indicato diversamente, sono state realizzate da Vanessa Vettorello.