Gli altri caffè

Gli altri caffè

Di Luca Iaccarino

2 minuti

Fast, slow. Veloce, lento. La ragione non sta da una sola parte, non è obbligatorio scegliere. Non c’è competizione tra Il “Don Giovanni” e “I’m on fire”, tra “Guerra e pace” e “L’infinito”. Lo stesso vale per il caffè: bisognerebbe smettere di mettere in gara l’espresso e gli altri tipi di estrazione, i pochi, densi millilitri risultanti dal processo inventato dal torinese Angelo Moriondo nel lontanissimo 1884 e i mug colmi di bevande profumate. L’espresso è l’incarnazione dello stile italiano – veloce, intenso, facile, conviviale – ma gli altri metodi aprono intere praterie (meglio: piantagioni). Appassionati cultori hanno portato nel Buon Paese Kemex, V60, French-press, aeropress, cold brew e tutte quelle tecnologie che permettono di ottenere una grammatica di sapori tutta nuova: ecco dunque l’esplosione della ricerca delle mono-origini, dei blend, delle fermentazioni e delle tostature più adatte per questa nuova tavolozza. Che ha bisogno di un ingrediente in più: il tempo. Il tempo della produzione lenta, ma ancor più quello del consumo slow: il caffè si trasforma da “pausa veloce” a compagno di lungo termine. E dove si trova tutto questo tempo? Non certo al bancone. Bensì in tre luoghi: i third place, i ristoranti, i cocktail bar. L’idea stessa di “terzo luogo” – una via di mezzo tra casa e lavoro – nasce attorno ai caffè “lungo”: posti dove studiare, leggere, incontrare, sorbire.

Ma è nei ristoranti e nei cocktail bar che il “nuovo caffè” esprime, ulteriormente, sé stesso: nei primi ci sono spazio, tempo e creatività gastronomica per intrecciare il caffè e il cibo – che può completare con aromaticità, acidità –, nei secondi il caffè diventa ingrediente versatile nella mixology, cui contribuisce con le proprie sfumature. Così anche nella patria dell’espresso, si può dire “i caffè”, al plurale: abbiamo roastery (piccole e grandi), specialisti, “terzi luoghi”, ristoranti e club che finalmente competono da protagonisti nel campionato internazionale degli “altri” caffè, ai massimi livelli. E senza nulla togliere all’espresso: un po’ come continuare ad amare il calcio, ma appassionarsi – vincendo – al tennis.

Luca Iaccarino

Luca Iaccarino

Viaggia, mangia e scrive per il "Corriere della Sera" e "D - La Repubblica”. È food editor di EDT-Lonely Planet. Il suo ultimo libro, “Appetiti” (EDT), raccoglie 26 reportage gastronomici. Ha due figli molto voraci e una moglie molto paziente. Co-dirige il festival gastronomico Buonissima Torino.