È trascorso più di un mese dal Super Bowl, la finale del campionato di football americano, la famosa National Football League, che negli anni dagli Stati Uniti ha conquistato l’attenzione di mezzo mondo. Come spesso accade con i fenomeni della pop culture a stelle e strisce.
Sì, perché nel caso del Super Bowl non si tratta soltanto di una normale finale sportiva bensì di un colossale fenomeno d’intrattenimento popolare che coinvolge pop star, brand, creativi, ballerini, scrittori, imprenditori, registi e l’intera industria degli snack.
Anzi, forse soprattutto l’industria degli snack.
La tradizione comincia infatti a casa delle persone, ben prima che sul campo da gioco: nei giorni subito precedenti al Big Game non è difficile imbattersi in famiglie e amici che, nei grandi magazzini, fanno scorte di guacamole, nachos, peanuts e tutto ciò che può essere sgranocchiato durante le numerose ore di spettacolo.
Di norma, durante il Big Game Day - il giorno della finale - ci si raduna a casa di un famigliare o di un amico e si trascorre lì l’intera giornata insieme, seguendo la partita, commentando lo spettacolo dell’halftime - un vero e proprio concerto di un quarto d’ora con il palco in mezzo al campo e, a seconda dell’esibizione, anche con pirotecnici effetti speciali sopra lo stadio - e seguendo con attenzione i commercials, uno degli ingredienti più importanti dello spettacolo oltre alla musica e al football.
Si tratta in buona sostanza delle pubblicità che vanno in onda negli intervalli della partita: avendo tutti gli occhi degli americani e di mezzo mondo puntati addosso, devono essere delle gran belle pubblicità!
L’evento è talmente tanto importante che sono stati inventati dei cocktail proprio per l’occasione, da preparare e gustarsi durante la partita. Uno dei più conosciuti è il Big Game Shandy: a base di tequila e Mexican Lager, è servito con limonata, succo di lime e ghiaccio.
Torniamo allora all’edizione 2021, quella di febbraio scorso: se in campo la superstar del football Tom Brady guidava i suoi - i Tampa Bay Buccaneers - verso una gloriosa e non preannunciata vittoria, a trionfare tra i commercials c’era Bruce Springsteen, per la prima volta nella sua carriera testimonial di un brand automobilistico.
In perfetto stile on the road, Bruce, rivolgendosi ai suoi concittadini, ha pronunciato un lungo discorso sull’importanza di tornare ad essere uniti in un momento difficile come quello che stiamo attraversando, mentre suggestive immagini del Kansas innevato e gelido si muovevano intorno a lui.
Pochi minuti dopo, Weeknd, cantante pop molto conosciuto anche da noi in Italia, si è esibito per un quarto d’ora di grandi hit e balli, rigorosamente a distanza di sicurezza!
Per quanto il Super Bowl 2021 abbia voluto mantenere intatte le sue dinamiche tradizionali, è stato chiaro a tutti che qualcosa non era al suo solito posto. Che qualcosa era diverso.
Lo stadio, ad esempio, era pieno per meno della metà e, tra i presenti, c’erano 4500 operatori ospedalieri già vaccinati. La folla che normalmente corre in campo durante l’intervallo per radunarsi sottopalco non c’era e molte delle persone che di solito sarebbero andate a vedere la partita in un pub o avrebbero esultato per strada sono rimaste a casa.
Anche la letteratura sembra avere registrato questa anomalia ed è con questa storia - breve e fulminante - che il Super Bowl di quest’anno deve fare inaspettatamente i conti. Il 2 febbraio, quindi qualche giorno prima del Big Game, è uscito in Italia "Il silenzio", l’ultimo romanzo dello scrittore americano Don DeLillo, ambientato proprio durante una finale del campionato di football molto simile a quella che abbiamo vissuto noi: in una casa di Manhattan ci sono una coppia di signori piuttosto distinti e un giovane studioso loro amico. Seduti davanti alla televisione accesa mentre sorseggiano i loro drink, stanno aspettando l’inizio dello show e anche l’arrivo di un’altra coppia di amici, quella con cui si apre il romanzo. Di ritorno da Parigi, su un volo di linea, loro due si trovano infatti a bordo di un aereo che dopo appena sei o sette pagine comincerà ad avere problemi: mentre gli schermi dei sedili davanti si spengono e l’aereo inizia a traballare, nella casa di Manhattan lo schermo della tv si fa improvvisamente buio, va via la luce e si oscurano persino gli schermi dei cellulari.
Dopo aver performato un misterioso atterraggio d’emergenza e dopo aver tentato di riattivare tutti i dispositivi (ascensore incluso) di casa, i cinque personaggi di questa storia breve - il libro è snellissimo - non possono far altro che dialogare tra loro e dare vita a quello che, in una parola, è il senso del mondo dopo un’apocalisse: chiedersi cosa significa essere umani, quando tutt’intorno c’è silenzio.
Silenzio, come il titolo di questa storia; come l’antitesi del frastuono che ogni anno e in ogni casa americana caratterizza il giorno del Super Bowl.