Ivano Trombino: Old Gentleman, moderno botanico

Ivano Trombino: Old Gentleman, moderno botanico

Di Giuseppe F. Borri

Illustrazione di Valentina Catto

Al Vecchio Magazzino Doganale si vive in un romanzo che scorre tra i due secoli scorsi, con scoperte, arte, modernità e personaggi affascinanti come Roger, Gil, Jefferson, Madame Milù… «Non hanno mai creato liquori, ma erano ottimi bevitori. Perché, sia chiaro, quello che trovi da noi non è storytelling, ma è successo davvero ed è frutto di una lunga ricerca».
Ce lo spiega Ivano Trombino, gentleman agricolo d’altri tempi, fondatore dell’azienda che debuttò con il formidabile Jefferson, “amaro importante”, che lo ha lanciato tra i primi nomi della liquoristica italiana «la migliore al mondo, dove trovi altrove i nostri ingredienti?». 

G. Borri: Ci parli della tua ricerca? 

I. Trombino: È una storia molto personale che ci porta indietro di 10 anni quando, mio papà, volle finalmente capire dove fosse finito il nonno Egidio, partito nel 1950 per l’America e mai più tornato, abbandonando la famiglia. Così, mi misi sulle sue tracce e trovai un passaporto con la registrazione della partenza dal porto di Napoli per Rio de Janeiro; là ebbe una figlia, Regina, tutt’ora vivente, sorellastra di papà. L’ho scovata e la contattai per sapere cosa le avesse raccontato del suo vissuto in Italia, in Calabria.
Ho saputo lì del Vecchio Magazzino Doganale del 1850, di Giocondo Trombino, il nonno di mio nonno, che dispensava semi nativi e faceva qualche infuso di bergamotto e un po’ di liquore al cedro.
Riavviai, così, il Magazzino vendendo le botaniche della nostra azienda agricola, in tutta Italia. Sono circa 38 botaniche, tutte autoprodotte, utilizzando anche il selvatico, con lavorazione da fresco e singolarmente, così da crearmi una banca dati di infusi che mi è servita nel corso degli anni. I filtrati sono grossolani, in panni di lino. Per dare un’idea, oggi ho raccolto delle arance per testare la loro percentuale di olio essenziale, tra pochi giorni saranno pronte per gli infusi di Jefferson.

G. Borri: Parliamo di Jefferson, allora.

I. Trombino: Il nome faceva parte della storia del Magazzino e ci piaceva il suono, ma quando abbiamo vinto quel premio (Migliore liquore al mondo, nel 2018 ai World's Drink Awards di Londra), sono iniziate le richieste pressanti da tanti media per saperne di più. E qui sono tornati utili i giornali dell’epoca: era il 1871 quando una nave salpata dal porto di Panama con destinazione porto di Genova - all’epoca sbocco principale nel commercio di alcolici -, naufragò sulle coste della Calabria, tra Paola e Tropea per la precisione. 
Il comandante si chiamava Jefferson e con lui c’erano Gil, il medico di bordo e Roger, il navigatore. 
Si innamorarono della Calabria e, grazie all’incontro con “u Giocondo”, lì decisero di rimanere.
Jefferson è tutt’ora l’amaro più complesso che abbiamo in azienda.

G. Borri: Qual era l’intenzione nel produrlo?

I. Trombino: L'intenzione era di sdoganare l’amaro di fine pasto e portarlo con un’amplificazione diversa a prodotto da meditazione e da inserire in degustazioni culinarie importanti. È diventato un prodotto da regalare e consumare a casa e da miscelare, in supporto al mondo del vermouth. Piace anche il claim in etichetta che trovi poi, in tutti i nostri liquori come Roger “Tenere sottobanco” o Madame Milù “Liquore da bere al bisogno”. Posso affermare senza falsa modestia che con Jefferson sono stato il precursore dell’amaro premium in Italia, con un prezzo alto, fuori mercato, ma ho avuto ragione. 

G. Borri: Un prezzo comunque giustificato…

I. Trombino: …eppure, non tutti sanno quanto lavoro c’è dietro!

G. Borri: Qual è il vostro liquore più particolare?

Forse Abracadabra, ispirato a un circo che passò, tempo fa, vicino alla nostra azienda agricola. È nero, una liquirizia rivoluzionaria, nato per la fortuna d’avere, sulle colline del Martorana e a Montalto Uffugo (CS), la “Liquirizia Cortara Dop” di Calabria, una botanica per lo più selvatica e indomabile, persino infestante. Occorre seguirla, ma basta la sua prima spremuta in infusione idroalcolica e un po’ di zucchero, per darci Abracadabra. Straordinario per quello che non ha: niente addensanti, glucosio o coloranti, niente polveri e nemmeno sciroppo di liquirizia. Un prodotto unico.

G. Borri: In ogni cosa che dici, si percepisce un amore per la tua terra che non ha eguali. Al suono della parola “Calabria” cosa provi dentro di te?

I. Trombino: La Calabria è… semplicemente tutto! Andando dritti al punto, quello con la mia terra è un vero e proprio sentimento d’amore che cerco di raccontare in ogni nostra bottiglia. Posso dire che la valorizzazione dei tesori della mia terra è diventato lo scopo della mia vita.
Il mio rapporto con questa terra è riassunto benissimo in una semplice frase del poeta Omero che amo spesso citare: “Nulla è tanto dolce quanto la propria patria e famiglia, per quanto uno abbia in terre strane e lontane la magione più opulenta.”

G. Borri: Che ci dice di “Dopolavoro”?

I. Trombino: Nasce in un periodo non fortunato per il mondo, nel marzo scorso. S’è fatto assieme a papà, con i fiori d’arancio in eccesso del nostro agrumeto a Bisignano: messi in corrente di vapore, abbiamo estratto gli olii essenziali e creato questo liquore pronto da bere, come aperitivo e come amaro. Volevamo una proposta semplice: ha una gradazione tenue, 18°, con una bellissima nota amaricante dietro. Si beve liscio fresco, con ghiaccio e una scorza d’arancia o di limone; allungato con soda o tonica. Vuole dare briosità e il suo claim è più che mai attuale “Non importa dove, ma stiamo insieme”. 
Dopolavoro significa giovialità, modo di essere e di vivere, di mantenere un cuore pulsante. Rappresenta la fine del Vecchio Magazzino Doganale, perché quello originale chiuse nel 1914. C’è il futurismo in etichetta, un po’ alla Depero, a far volare le tre casette del magazzino. 

G. Borri: Prima di lasciarti, mi spieghi il perché dell’utilizzo del termine “rurale”?

I. Trombino: Essere rurali è la nostra filosofia di vita. La si ritrova tutta intorno a noi, nella bellezza della vita della campagna e nel rispetto della natura e di tutti gli elementi naturali che per primi hanno legato l’uomo alla terra. 
Qui da noi si rispetta la ciclicità naturale delle botaniche utilizzate, tutt’oggi raccolte a mano e in pieno fiore, quindi rispettandone la loro stagionalità. Lo si potrà vedere e toccare con mano non appena saranno terminati i lavori di costruzione del Vecchio Magazzino Doganale, ricreato proprio com’era
L’anno prossimo dovrebbe essere pronto, così avrò modo di far vivere, a chiunque voglia, la sua storia, tra queste spettacolari colline calabre, con vista fino al mare.

Giuseppe F. Borri

Giuseppe F. Borri

Da sempre viaggiatore con penna e taccuino a portata di mano. Adora raccontare la Storia, attraverso le storie degli uomini.

Valentina Catto

Illustratrice freelance nata e cresciuta a Torino, dove ha studiato arte e cinema. Dopo la laurea ha vissuto a New York e Londra producendo illustrazioni per poster cinematografici e teatrali, art concept e collaborazioni editoriali. Tornata in Italia, lavora per Golem Edizioni.