Juan Chereminiano: la Patagonia in un drink

Juan Chereminiano: la Patagonia in un drink

Di Marina Lanza

Illustrazione di Davide Fasolo

4 minuti

Da poco a catalogo spirits Compagnia dei Caraibi, Bosque Gin arriva in Italia spinto dal grande successo riscontrato nelle principali competizioni internazionali di tutto il mondo.

La sua peculiarità è l’utilizzo di botaniche d’alta qualità originali della Patagonia, sottoposte a un processo di macerazione a freddo. Le erbe provengono da piccoli coltivatori locali ai piedi delle Ande, che rientrano in un progetto orchestrato con diverse associazioni ambientali per la salvaguardia della natura, per la riforestazione e per lo sviluppo socio-economico delle piccole comunità in Argentina.

Abbiamo incontrato e intervistato Juan A. Chereminiano, fondatore e direttore di Bosque Gin.  

M. Lanza: Buongiorno Juan. Abbiamo avuto il piacere di conoscere il tuo gin, ora vorremmo sapere qualcosa di più su di te. Dove hai base, in questo momento, e come hai iniziato?

Juan Chereminiano: Sono a Buenos Aires, dove c’è l’ufficio centrale di Bosque Gin, siamo in quattro soci, con 15 impiegati.
Ho iniziato qui, in questa città, da ragazzo, lavorando in bar e ristoranti.
Con i miei partner abbiamo fondato un’azienda di birra artigianale con un bar di riferimento, il Temple Bar. Adesso siamo arrivati ad aprire 25 locali ed è diventata la realtà del genere tra le più importanti in Argentina. 
Era il 2010 quando è iniziato tutto ed è stato quattro anni fa che ci siamo cimentati con Bosque Gin. Volevamo creare un gin che si distinguesse da ciò che era già presente sul mercato.
Abbiamo girato molto, in tutto il mondo, per avere idee e ispirazioni. 

M. Lanza: Come mai avete scelto di passare dalla birra artigianale, proprio al gin?

Juan Chereminiano: Volevamo creare qualcosa di innovativo, anche nel brand, avevamo già 15 bar all’epoca, e ogni mese tenevamo d’occhio tutti i dati sulle richieste dei clienti nei nostri locali. Abbiamo notato che c’era un aumento diffuso e uniforme dei consumi e li abbiamo confrontati con i trend in Europa e negli Stati Uniti. Ovunque si segnalava la stessa tendenza. 
Era il 2018 e solo da noi, si registrava, ogni mese, l’acquisto di almeno un migliaio di bottiglie di gin da un solo fornitore: Pernod Ricard. 
Con tali volumi, abbiamo deciso di creare noi stessi un gin, dato che potevamo inserirci con una nostra collocazione. Così abbiamo iniziato a esplorare in quel mondo, per trovare qualcosa di nuovo, di particolare, che potesse funzionare. 
E poi, c’è un altro motivo importante: volevamo avviare un brand sostenibile, di caratura globale. Per questo abbiamo scelto di evocare la Patagonia, piuttosto che l’Argentina. 
La Patagonia è un concetto potente, sia l’Europa che gli USA amano la Patagonia, perché richiama ampi spazi aperti, montagne, foreste, grandi laghi, lunghe strade da percorrere in libertà, nella natura incontaminata. 
Pensi alla Patagonia e sei già in viaggio.

M. Lanza: Ci spieghi come è stata fatta la scelta delle botaniche e la loro lavorazione?

Juan Chereminiano: Quando è stato il momento di decidere la formula, abbiamo cercato dove fosse la miglior qualità di ginepro in Patagonia, ma l’industria del gin qui è ancora prematura, per cui abbiamo avviato noi l’attività iniziando a prendere contatto con piccole fattorie, sperdute, ai piedi delle Ande, in modo molto informale. Da quel momento, un po’ alla volta, abbiamo formato quei contadini e sviluppato assieme le loro aziende, nella scelta, nella coltivazione, vedendo assieme quali tecniche fossero le migliori per ottenere un buon raccolto. 
Ed è questo l’aspetto che si è dimostrato essere il più importante di tutto il nostro lavoro: implementare le attività delle piccole comunità locali.

Adesso, dopo tre anni, il ginepro della Patagonia è cresciuto e ora ci sono due o tre fattorie che ce lo vendono.
Abbiamo anche avviato un percorso per far sì che quello specifico tipo di ginepro possa avvalersi di un riconoscimento di prodotto tipico di quella zona, con una certificazione ufficiale, valida per il resto del mondo. 
Così, come adesso c’è il ginepro italiano, dell’Himalaya o l’africano, che finalmente ci sia riconosciuto il ginepro della Patagonia: sono convinto che possa diventare un prodotto tipico certificato, di alta qualità
Per questa ragione siamo stati molto attenti, fin dall’inizio, nello scegliere la varietà.

M. Lanza: In quale zona della Patagonia si trovano queste fattorie? 

Juan Chereminiano: In una regione chiamata Las Comarcas sulle sponde del lago Puelo, nella provincia di Chubut, le coltivazioni si trovano a circa 800 e 900 metri sul livello del mare, nelle valli accanto alle Ande. 

M. Lanza: Come vi siete mossi per avere una quantità sufficiente di raccolto per far fronte a una produzione di un gin destinato a essere distribuito nel mondo?

Juan Chereminiano: Non forziamo nulla e non vogliamo farlo, ci organizziamo in base a quello che si raccoglie.
Ma vedi anche Gin Mare, è altrettanto artigianale ma riesce ad avere una produzione massiva. 

M. Lanza: Quali botaniche si colgono sorseggiando Bosque?

Juan Chereminiano: Un sapore citrico, di pompelmo e limone, un sentore erboso di verbena, con un leggerissimo punto di cardamomo.
Per il Bosque Craft Alta Montaña c’è una gradazione più alta, 53°, e si colgono maggiormente le erbe aromatiche.
Per il Bosque Craft Nativo, con 42°, prevalgono i profumi agrumati e floreali

M. Lanza: Questa voglia di divertirti nel miscelare e nel creare prodotti nuovi, l’hai sempre avuta? Quando hai iniziato a dedicarti a queste pratiche?

Juan Chereminiano: Fin da piccolo mi piaceva mangiare e provare a sperimentare sapori nuovi, diverse associazioni, mi divertiva molto. 
Provavo ogni cosa arrivasse sul tavolo, qualsiasi, me la guardavo, l’annusavo, l’assaggiavo e l’abbinavo con qualunque altra cosa ci fosse di commestibile.
Forse proprio quel modo di avvicinarmi al mondo culinario mi ha portato nella direzione che poi ho seguito per la creazione dei miei liquori. 

M. Lanza: Dove hai vissuto da bambino?

Juan Chereminiano: Sono cresciuto in un piccolo villaggio nel centro dell’Argentina e ho passato la maggior parte della mia infanzia all’aperto, in campagna tra prati e mucche. Mio padre aveva dei terreni e stavo lì tutto il giorno, fin da allora ho sempre amato molto stare nella natura

M. Lanza: La natura ricorre fortemente nel concept di Bosque, a iniziare dal nome: Bosque è bosco, foresta. L’etichetta è ruvida, richiama la carta grezza, un mondo genuino. E una delle peculiarità di Bosque è proprio la tutela dell’ambiente, vero?

Juan Chereminiano: Per noi è molto importante, fin dall’inizio della costruzione di questo brand avevamo il forte proposito di muoverci nella salvaguardia della natura. Bosque fa parte del Board of NGO Reforestarg, che ha come obiettivo la completa riforestazione dei boschi nativi in Argentina.
Siamo anche certificati B Corporation: un titolo rilasciato da B Lab, un ente no-profit che misura le performance ecologiche valutando tre tipi di impatto ambientale - sviluppo economico, sociale ed ecologico del posto. 
Anche per questo, abbiamo lavorato per avere un impatto minimo sui territori che ci avrebbero rifornito delle erbe della formula del nostro gin.
Abbiamo coinvolto nel nostro progetto solo le fattorie condotte da contadini locali che sono realtà molto piccole e poco invadenti. 

M. Lanza: Quindi Bosque non è solo un brand, ma anche un progetto che ha coinvolto piccole comunità locali, rendendole parte du un cambiamento virtuoso, portandole verso un maggior benessere, una qualità di vita migliorata. Dico bene?

Juan Chereminiano: Già, esatto. Fin da subito, abbiamo voluto creare questo brand con un proposito forte, che andasse al di là degli interessi personali. Bosque si sta sviluppando bene nella direzione voluta e, di volta in volta, stiamo attenti nel seguire il processo di crescita mantenendo la massima tutela dell’ambiente e dell’impatto sociale ed economico delle piccole comunità che ci aiutano con il loro lavoro e i loro prodotti. Stiamo crescendo molto. Penso che in dieci anni Bosque non sarà più una realtà totalmente dipendente da me e dai miei partner, e che possa proseguire in modo completamente autonomo. 
L’unico modo per raggiungere questi obiettivi è continuare a persistere nei propositi originali del brand. 

M. Lanza: Hai un sogno nel cassetto?

Juan Chereminiano: Argentina campione in Qatar, per la Coppa del Mondo! (NdR Al momento dell'intervista i mondiali 2022 non erano ancora stati giocati).
A parte gli scherzi: devo dire che non penso a piani di un futuro lontano, preferisco assistere a quello che accade nel presente, giorno per giorno.
 

M. Lanza: Molto saggio. Ti saluto con un'ultima domanda: se tu fossi un barman e ci fosse un cliente che si trova di fronte alla tua bellissima bottiglieria, maestosa, con decine di marche, e non sapesse cosa scegliere, cosa gli diresti per fargli provare un Bosque?

Juan Chereminiano: Eh, buona domanda! Il nostro è un ambiente super competitivo… Forse gli direi: “Hai voglia di viaggiare in Patagonia con un drink?” 

Marina Lanza

Marina Lanza

In spola tra Milano, Asiago, il mare e altrove, è giornalista professionista (Traveller Condé Nast, Style.it, Grazia...). Ama il viaggio quando è lungo, decanta nell'intimo e trasforma. Ama il genere umano quando crea unicità inestimabili. Cogliere, di tutto, lo spirito. Con spirito.

Davide Fasolo

Pittore, illustratore e documentarista. Laureato in Psicologia, con una specifica inclinazione per l’Antropologia, ama viaggiare, mangiare ed è un appassionato di film con Nicolas Cage e di letteratura gialla. Vive a Torino.