Fino a poche settimane fa si pensava che la nascita della viticoltura risalisse al 6.000 a.C., germogliando per la prima volta in Georgia. Prove archeologiche, ovvero antiche testimonianze di resti di vinaccioli all'interno di recipienti risalenti a 8.000 anni fa, hanno dimostrato che all'epoca la vite era ampiamente coltivata nella terra da molti conosciuta come la culla del vino.
Uno studio pubblicato sulla rivista Science e presentato a Washington D.C. in occasione della conferenza dell'American Association for the Advancement of Science, retrodata però l'inizio di questa storia di altri 3.000 anni.
In questo caso, però, gli studiosi non si sono basati su evidenze archeologiche, bensì su una complessa analisi genetica effettuata su 2.448 diverse varietà di uva provenienti da tutta l'Eurasia e dal Nord Africa. Si tratta del più ampio studio mai realizzato sul DNA della vite (Vitis Vinifera e Vitis Sylvestris).
Il gruppo di scienziati provenienti da ben 16 Paesi è riuscito così a risalire all'albero evolutivo della vite e alla storia della sua domesticazione: si tratta di una tecnica nuova, ma utile per farsi strada in mezzo al buio della preistoria, superando l'evidenza archeologica a favore di una scienza teorica che sta evolvendo continuamente: la genomica.
Secondo i risultati delle analisi, la vite sarebbe stata addomesticata per la prima volta intorno al 9.000 a.C., non in una, ma in due regioni contemporaneamente: nell'Asia occidentale e nel Caucaso, ovvero l'area compresa tra Armenia, Azerbaigian e Georgia. La data individuata non è casuale, perché coincide con la fine dell'ultima era glaciale e l'inizio della storia dell'agricoltura. Seguendo, dunque, tale linea temporale: “La vite risulterebbe come la prima coltura da frutto addomesticata dall'uomo”, ha affermato il coordinatore della ricerca Wei Chen, biologo evoluzionista alla Yunnan Agricultural University, importante ateneo cinese.
“La nostra indagine genomica (…) dipinge un quadro definito della storia evolutiva della vite che rimanda a eventi chiave nella storia del cambiamento climatico mondiale e della migrazione umana”, hanno scritto gli autori. In effetti, da allora, il viaggio della vite seguirà di pari passo le migrazioni degli esseri umani attraverso l'Europa, il Nord Africa e l'Asia continentale nella diffusione iniziale del periodo Neolitico. Già a quell'epoca l'uomo iniziò a incrociare la Vitis Vinifera con la Vitis Sylvestris con lo scopo di rendere i chicchi più grandi, succosi e appetibili, ricercando in particolare i dolci aromi del moscato.
È affascinante, inoltre, capire come si sia arrivati alla scoperta: l'analisi delle piante moderne e della loro storia ha mostrato un cambiamento nel flusso genico avvenuto, appunto, circa 11.000 anni fa ed è a quel momento della storia che risalirebbe una precisa selezione da parte dei primi agricoltori. La vite divenne in questo modo il miglior compagno di viaggio dell'uomo preistorico. Lungo le nuove rotte commerciali non si scambiavano solo semi, ma anche abilità e conoscenze nel campo della viticoltura: una rivelazione importante non solo per la storia e per la scienza, ma soprattutto dal punto di vista culturale. Indirettamente, lo studio rappresenta una ulteriore conferma di come la vite e il vino abbiano avuto un impatto antichissimo e continuativo nella storia dell'umanità, a riprova delle profonde e solide radici della viticoltura.
Sebbene la ricerca appena pubblicata non sia in grado di dimostrare con certezza se nello stesso periodo i primi viticoltori avessero iniziato a fermentare l'uva imparando a produrre di vino, secondo quanto dichiarato da uno dei ricercatori al Washington Post, insieme alla coltivazione della vite più adatta sarebbe partita anche la storia della vinificazione.
L'invenzione del vino portò il nettare d'uva a essere uno dei primi beni scambiati a livello globale e a diventare una delle forze motrici dello sviluppo della civiltà. In particolare, gli scienziati ritengono che le viti coltivate nel Caucaso abbiano dato origine alle uve selezionate per il loro potenziale enologico, mentre nell'Asia occidentale il frutto è stato inizialmente selezionato come fonte di cibo: l'uva da tavola. Dall'incontro di queste due tipologie di coltivazione sarebbero nate le varietà da cui ancora oggi produciamo il vino.
Infine, l'importanza di questa nuova ricerca basata sulle analisi delle variazioni genetiche potrebbe aiutare l'intero settore non solo a comprendere l'importanza delle sue origini e l'evoluzione nel suo passato, ma soprattutto ad affrontare le sfide future, tra cui quelle rappresentate dal cambiamento climatico.