Neverending classic e New Trends

Neverending classic e New Trends

Di Giovanni Angelucci

4 minuti

La miscelazione è come la cucina. Chi pensa che realizzare un valido Martini Cocktail sia più semplice di uno spaghetto al pomodoro, sbaglia. A dirlo non sono gli appassionati bevitori di lunga data come chi scrive, ma i bartender di tutto il mondo che nei decenni hanno creato icone immortali lasciando un’eredità di cultura (liquida) che i loro successori hanno dimostrato di poter perpetuare con margini quasi infiniti. 

Un Negroni puoi berlo egregiamente a Firenze e senza dubbio anche a New York, ma il mio Negroni lo puoi bere solo al mio bancone”, mi disse una volta “The Maestro” Salvatore Calabrese. Tutto è relativo, nulla è oggettivo in miscelazione (a parte le once), tanto un secolo fa quanto oggi. E non è forse questa la bellezza che dà profondità ad ogni bevuta?

Nel mondo della mixology i cocktail sono molto più che semplici bevande: sono simboli culturali, manifestazioni di creatività e testimoni di un’eredità senza tempo. Nel corso degli anni, la fedeltà ai grandi classici non è mai diminuita.
I bartender di ogni continente continuano a prepararli, spesso con un tocco personale che può includere una variazione sugli ingredienti o una presentazione creativa nel proprio stile. Questo ritorno al classicismo non è solo un tributo alla tradizione, ma anche una risposta alla crescente richiesta da parte dei consumatori di esperienze autentiche e radicate nella storia. 

Un esempio emblematico è il Negroni che ha festeggiato il suo centenario con una popolarità mai vista prima.
La semplicità del mix tra gin, vermut rosso e bitter è stata rivisitata in innumerevoli varianti, ma la versione originale rimane una delle preferite, dimostrando come alcuni sapori possano davvero resistere alla prova del tempo

Occhio, però: anche le variazioni conferiscono l’immortalità. Sir Winston Churchill, per esempio, amava bere il suo Martini Cocktail senza l’aggiunta del vermouth. La bottiglia doveva semplicemente essere presente nella stessa stanza per darle appena "un’occhiata mentre il gin veniva versato”. 

Se i classici continuano a regnare, le nuove tendenze nel mondo dei cocktail stanno spingendo i confini dell’innovazione. Il crescente interesse per gli ingredienti artigianali, le tecniche avanzate e i cocktail sostenibili stanno trasformando il panorama della mixology in modi entusiasmanti. L’attenzione alla qualità delle materie prime è ai massimi livelli e massima è la ricerca di prodotti locali, freschi e di primissimo ordine per realizzare bitter fatti in casa, infusi personalizzati e sciroppi artigianali. Questa tendenza non solo esalta i sapori autentici, ma promuove anche la sostenibilità, riducendo l’impatto ambientale attraverso l’uso di ingredienti a chilometro zero, per non dire a centimetro zero. Da non sottovalutare, poi, la diffusione dei “mocktail” o “zero proof cocktails”, cocktail low/no-alcohol, legati ad una sempre maggiore attenzione alla salute e al benessere fisico. 

Tra le tendenze più originali, non si può poi non parlare di quei più barman che inseriscono in carta ricette che prendono spunto da tecniche all’avanguardia come l’uso di azoto liquido, rotavapor, sferificazioni e affumicature a freddo. Queste pratiche, spesso derivate dalla cucina molecolare, permettono di creare texture e sapori sorprendenti, trasformando l’esperienza del cocktail in un vero e proprio spettacolo sensoriale.

Il risultato sono drink che non solo soddisfano il gusto, ma affascinano anche l’occhio e l’immaginazione, come quelli di Giacomo Giannotti del Paradiso di Barcellona. E non è ormai più necessario volare negli USA per poter ordinare uno Smoked Old Fashioned affumicato con legni aromatici, o i numerosi craft Martini realizzati con gin artigianali e botaniche singolari, come l’ormai famoso pre-batched di Nino Rossi nel suo calabrese Aspro bar a base di aghi di pino laricio dell’Aspromonte. Lui, chef, è tra coloro che credono nell’accoppiamento della cucina con la miscelazione, aspetto sicuramente di rilievo nel presente e futuro dei cocktail. 

Giovanni Angelucci

Giovanni Angelucci

Giornalista enogastronomico specializzato nel reportage di viaggio. Ha girato e mangiato il mondo, oggi è un nomade, collabora con le guide di ristoranti e vini, con quotidiani e riviste del settore. È docente universitario e conduttore televisivo.