Dopo i pareri unanimi degli analisti di settore che registrano un cambiamento dei comportamenti di acquisto di una larga fetta di mercato, possiamo considerare che il No Alcol non è più un fenomeno passeggero ma un trend che registra una curva evolutiva sempre più importante. Conseguentemente, si osserva un processo produttivo e innovativo, che capitalizza l’interesse per i brand No Alcol che mirano in modo importante alla premiumizzazione. Possiamo affermare che la generazione Z, seppur parzialmente, è ancora un'incognita da decifrare, con comportamenti propri ma veloci nel cambiamento.
A questa sfida i brand stanno dedicando molte energie. Non essendo disposta a correre rischi con incauti acquisti, si stima che anche la “nebulosa” generazione Z si orienterà sempre più verso marchi di qualità superiore, autentici e affidabili, verso cui si nutre fiducia. È un dato importante perché in un momento in cui la tendenza alla premiumizzazione si combina con un aumento del costo della vita, per i brand diventa molto importante generare advocacy in questa fascia demografica.
Nel 2022 i brand no alcol hanno realizzato un fatturato di oltre 11 miliardi di dollari in 10 mercati di riferimento (Australia, Brasile, Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito, Spagna, Stati Uniti, Sud Africa). Il CAGR 2018-2022 (Compounded Average Growht Rate) ha registrato un tasso di crescita del 5%, e tra il 2022 e il 2026 gli analisti stimano una crescita del 7% (fonte IWSR). Interessante notare che i consumatori interessati da questa analisi provengono dalle categorie acqua e soft drink.
Ancora, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato che negli ultimi quattro decenni, ossia in un arco temporale che va dal 1980 al 2020, il consumo di alcol in valori assoluti in Europa sia diminuito passando da 12,7 litri pro capite nel 1980 a 9,8 litri nel 2020 con una diminuzione del 21% ca. I dati sono stati conseguiti analizzando tutti i paesi europei compresa la Russia. Tutto ciò costituisce la premessa per la crescente domanda di mocktail che sempre più bar stanno considerando nella propria drink strategy. La finzione insita nella parola “mock”, in inglese “ingannare”, “imitare”, non è una parodia passeggera verso il classico modo di bere alcolico, piuttosto una chiave di lettura per intercettare un mercato i cui mutamenti sociali e comportamentali trovano origine in diverse cause.
Molti siti specializzati nel no alcol offrono condizioni particolari di vendita, ricette di mocktail, suggerimenti per l'organizzazione di feste e blog informativi. Un esempio importante sono gli ecommerce. Come Dispensa, gestito da Compagnia dei Caraibi, tra i più importanti player della spirit industry in Italia, che dispone di sezioni apposite sempre aggiornate in cui trovano spazio soft drink e toniche che agevolano la ricerca dei consumatori. Oppure No & Low, sito che offre una varietà di bevande analcoliche e a basso contenuto di alcol. No & Low è anche orientato alla comunità, pubblicando un blog contenente opinioni su come condurre una vita sobria. Un altro è The Zero Proof, dove i clienti possono ordinare una selezione curata che può essere spedita direttamente. Tra i consumatori si è generato un fenomeno di “Flexible Drinking”, anche chiamato “Zebra Striping”, una nuova tendenza che ridefnisce il consumo di bevande, tendenza oggi molto comune tra i giovani. Questa recente modalità di consumo, nata nel Regno Unito tra il 2023 e il 2024, consiste nell’alternare sistematicamente bevande alcoliche e analcoliche durante la stessa occasione. In pratica, anziché alternare il consumo di alcol con acqua, lo Zebra Striping stimola il consumo di innovativi drink no alcol che mantengono l’esperienza coinvolgente, combinando piacere e consapevolezza verso un approccio più salutare e responsabile al bere sociale.
Tuttavia, il vero obiettivo del No Alcol non è “redimere” i consumatori alcol, quanto intercettare quei milioni di consumatori che per motivi diversi non consumano alcol, avvicinarli a una nuova mocktail culture che promuova un senso di inclusione verso il bere di qualità anche a tasso 0. Oggi è dimostrato come i cocktail analcolici riescano a tenere testa anche ai classici alcolici. Non a caso prodotti come “gin”, “amari” e “bitter” vengono realizzati anche in versione analcolica, offrendo quindi la possibilità di realizzare ricette della miscelazione classica senza la necessità di assumere alcol. In questo modo si genera un senso di comunità che offre ai consumatori una sensazione di inclusione e accettazione generale. Osservando il ranking internazionale 1-50 dei World’s Best Bar 2024, si rileva che il 62 % dei bar presenti nella lista contiene nella propria cocktail list drink analcolici, i restanti affermano che pur non avendo drink 0 alcol in lista esaudiscono sempre le richieste dei clienti. E se si considera che questi bar influiscono molto sulla bartending scene globale, con l'interesse e l'accettazione dei consumatori in crescita, e le aziende che innovano per spingere la categoria in avanti, il futuro sembra luminoso per i drink analcolici.
In futuro non sarà una sorpresa vedere bar che hanno la lista classica e quella no alcol.