La sera del 28 agosto 2009, gli Oasis stanno per suonare sul prestigioso palco principale del Rock En Seine di Parigi, uno dei principali festival d’Europa. Il pubblico non vede l’ora. Nonostante gli alti e bassi, oltre ai ben noti problemi di condotta dei fratelli Gallagher, l’ultimo disco della band, Dig Out Your Soul, si difende molto bene. Rock’n’roll con una identità e una direzione ben precisa. Niente di paragonabile agli esordi, ma una buona scusa per sentire dal vivo i classici immortali che hanno accompagnato la storia di tantissime persone lungo tutti gli anni Novanta.
Poco prima di salire sul palco, però, Liam e Noel litigano una volta di più per motivi mai precisati. È la goccia che fa traboccare il vaso: gli Oasis non esistono più. Sembra impossibile, dato il tumultuoso track record dei fratelli Gallagher, forse una delle coppie più autenticamente litigiose del panorama musicale, ma è vero. Il pubblico resta a bocca asciutta e da quel giorno in avanti una delle domande più pronunciate tra appassionati di musica è una: "ma quando si riformano gli Oasis?".
In passato è capitato anche a me di rispondere a questa domanda. Sono un fan degli Oasis, ci ho scritto un libro, e mi piace molto – anche nei suoi aspetti critici – tutto il periodo che chiamiamo, comunemente, Brit Pop. Quando il discorso è finito sulla possibilità di una reunion degli Oasis la mia risposta è stata sempre una: “Spero non lo facciano, ma nel caso, succederà tra il 2024 e il 2025, in occasione dei trent’anni di Definitely Maybe e (What’s the Story) Morning Glory.
Il 27 agosto 2024 gli Oasis hanno annunciato la reunion con una serie di date che hanno generato una gigantesca caccia al biglietto che, per una giornata, ha tenuto tutta l’Europa attaccata al computer.
Non ho avuto ragione perché in possesso di chissà quali capacità divinatorie, ma perché tutto quello che riguarda la musica pop è 50% intuizione e 50% marketing. Ed entrambe le categorie rispondono all’idea di opportunità.
Credo che il segreto del successo degli Oasis – un successo che dura da trent’anni e non accenna ad appassire – stia nella capacità di scrivere grandi pezzi che, nella loro semplicità, riescono a parlare a più gente possibile. Giri semplici ma perfetti, immagini rudimentali che quasi non significano niente ma riescono a evocare grandi stati d’animo e disegnare immagini.
Ad esempio, sono da sempre molto affezionato a uno dei versi più semplici, banali, rimediati e proprio per questo irresistibile della loro carriera. All’inizio di Supersonic, singolo di Definitely Maybe nonché autentica canzone manifesto, Liam Gallagher, guardando fisso in macchina con quel mix di strafottenza e incoscienza, dice senza esitazioni:
“I’m feeling supersonic,
Give me Gin & Tonic”
Ci vuole senza dubbio una buona dose di coraggio per scrivere una rima del genere e non solo farla franca, ma sparare il pezzo in cima alle classifiche inglesi in un momento in cui la concorrenza era oggettivamente spietatissima.
E come Supersonic va dritta al punto e mantiene tutte le promesse del suo minaccioso intro strumentale, così lo stesso Gin Tonic è diventato negli anni il rifugio perfetto per chi ha bisogno di un cocktail capace di andare dritto senza lesinare in ambizione e sfumature. Nella semplicità degli accordi – una progressione lineare facilmente replicabile – e nella semplicità degli ingredienti e della miscelazione – bastano un gin, una tonica, del ghiaccio… le altre aggiunte vanno a gusto – risiede forse il segreto di un successo incredibile?
Negli anni ho ascoltato Supersonic degli Oasis una quantità incredibile di volte. E negli anni mi sono ritrovato a gustare ottimi Gin Tonic al punto da farlo diventare il mio cocktail di riferimento con riti, preferenze e consuetudini ben precise.
Oggi il G&T è un trend affermato e ci sono locali con un menù dedicati solo di Gin, mi piace però concentrare l’attenzione sulla possibilità di gustarsi un Gin Tonic partendo dalle proprie esperienze personali e dai propri gusti. Lontani dalle tendenze un po’ stantie e le tentazioni di “farlo strano”. Andando quindi a quella dimensione che porta un cocktail a uscire dalla contingenza e diventare un classico proprio per la sua capacità di parlare la lingua di tante persone.
Con questo non voglio fare retroguardia. Ben venga la sperimentazione e ben vengano le nuove idee capaci di innovare, nella musica come nei cocktail. Ad un certo punto però arriva il momento di lasciar perdere i fronzoli e concentrarsi sulle cose concrete, andare dritti al punto. Recuperare quindi l’essenza di quello che si beve.
In effetti le righe che ho appena scritto funzionano benissimo anche per gli Oasis. Chissà che i concerti del 2025 non siano l’occasione per una gioventù un po’ cresciuta di ritrovarsi ancora un’ultima volta le canzoni che hanno definito la colonna sonora delle proprie vite bevendo, stavolta sì consapevolmente, un Gin Tonic. Perché anche nelle condizioni più assurde, il Gin Tonic riesce a dire la propria e non essere mai qualcosa di diverso da un attore protagonista.
Esattamente come gli Oasis. Del resto, non erano loro ad essersi presentati al mondo dicendo di essere destinati a vivere per sempre?