Tra le priorità degli agricoltori, vi è sempre stata quella di poter conservare le materie prime il più a lungo possibile. In ogni zona del mondo, chi aveva a che fare con i prodotti della terra, ha sviluppato diverse strategie volte a preservare sempre più a lungo gli ingredienti e a ridurre i volumi per facilitare il loro trasporto.
In questo senso, il ruolo della Francia è stato dominante poiché, storicamente, lo Stato d'oltralpe gestiva scambi commerciali con l'Inghilterra, che imponevano di preservare le materie prime dal deterioramento, diminuire gli ingombri a fini logistici.
Esemplare il caso degli agricoltori normanni, che producevano un fermentato a base di mele e pere chiamato "sidro" la cui bassa gradazione alcolica, tuttavia, evidenziava problematiche come la forte deperibilità. Un difetto non da poco che, nel 1554, indusse il diarista Gilles de Couberville, spesso in viaggio per lavoro, a ricorrere alla distillazione del sidro, che ci portò al primo Calvados.
Quasi contemporanea e per le medesime motivazioni, l'origine del Cognac. Fin dal suo debutto, nel 1549, la sua produzione è concentrata nella Charente, un territorio che gestiva scambi commerciali con il Regno Unito - per lo più, in sale e legno per le imbarcazioni - e che, avendo già un mercato aperto con gli inglesi, puntava a vendere il proprio vino oltremanica.
La scarsa qualità e il basso grado alcolico determinavano però, anche in questo caso, un prodotto di poco appeal, con la necessità di distillarlo.
Si arriva poi alla Guascogna dove, nel 1400, i monaci certosini estrassero dal vino uno tra i primi brandy della storia, l'Armagnac: dapprima finalizzato a medicamento per gli arti dolenti dei pellegrini del Cammino di Santiago, in seguito riconosciuto come liquore di finissimo pregio, tra i più apprezzati al mondo.
Parallelamente ai distillati francesi, in Portogallo l'attenzione si spostava sui vini del territorio di Oporto, dalla caratteristica acidità e di basso grado alcolico. Leggenda narra, che nel XVII sec. furono per primi i monaci di Lanego ad aggiungere al loro vino dell'acquavite durante la fermentazione, per consentire di mantenere la dolcezza naturale, apportando anche un apprezzato grado alcolico. Quel vino liquoroso prenderà il nome di Porto, diventerà simbolo del Portogallo e, fin dai primi embarghi del 600 sui vini francesi, sarà richiesto soprattutto dagli anglosassoni.
Intanto, sulle sponde dell'oceano Pacifico, in Cile e in Perù, la produzione di uva e vino aumentava esponenzialmente, mettendo in seria difficoltà i commerci del vino spagnolo. Per calmierare il danno economico, lo stato iberico aumentò la tassazione ai danni dei suoi competitori. Questi, per conservare la produzione in eccesso e anche per ovviare ai danni causati dai lunghi viaggi, avviarono, nel 1595, la distillazione del Pisco. Si dice, anche grazie al contributo di un italiano, tale Francesco Carletti, brillante mercante fiorentino.