Raul e quella magnifica ossessione per la Cachaça

Raul e quella magnifica ossessione per la Cachaça

Di Marina Lanza

Illustrazione di Davide Fasolo

4 minuti

Dal Brasile, il sogno di un ingegnere con una grande visione: dare valore a un distillato antico... fino a far cambiare la legge. 

Cashas’ 
Iniziamo con la pronuncia corretta di questo interessantissimo spirito brasiliano, il distillato dal succo di canna più antico al mondo e con una storia intrigante.
Incontriamo Raul Coutinho de Faria che è subentrato a suo padre, Joao Luiz, alla guida della distilleria Magnifica de Faria, quella che produce la “Cachaça più buona del mondo”, per farci spiegare perché lo sia, come la crea e quanto di personale c’è in questo successo. 

Assieme a lui, Francesco Taddonio, italiano, esperto di business e strategia di comunicazione, ex Pernod Ricard, che è rimasto entusiasta delle caratteristiche singolari di questo prodotto e che ha messo in gioco le sue capacità per far conoscere Magnifica Cachaça al mondo. Riuscendoci. 

M. Lanza: Innanzitutto, complimenti per il payoff “Da Rio de Janeiro al mondo intero”!

R. Coutinho de Faria: L’ha creato Francesco! 

M. Lanza: E dove siete adesso?

R. Coutinho de Faria: Siamo a Búzios, una città sul mare direttamente sulla spiaggia. Molto esclusiva, una sorta di Saint Tropez del Brasile. Ci sono tanti locali tra i più belli del Brasile. Ci lavoriamo molto e, oggi, stiamo celebrando l’inizio della stagione estiva per Magnifica Cachaça assieme ai nostri amici e ci sarà una grande festa stasera!!! 

M. Lanza: E come festeggiate?

R. Coutinho de Faria: Bevendo Cachaça, sulla spiaggia. 

M. Lanza: Quale modo migliore! Parliamo di questa Cachaça, uno spirito del quale si sa in genere molto poco, ma ha una storia molto interessante! Innanzitutto, è nata molto prima del rum.

F. Taddonio: La Cachaça è l’alcool derivato dalla canna da zucchero più antico in assoluto. Tutto è cominciato dalla Cachaça. La sua produzione è iniziata nel 1500, poco dopo la scoperta di Cristoforo Colombo. Questo perché in Brasile ci sono terre coltivabili gigantesche e, per la prima volta, ci si poteva permettere il lusso di produrre con la canna da zucchero, sia lo zucchero da esportare che l’alcool. Mentre nelle isole caraibiche la produzione era poca e andava tutta in zucchero, “l’Oro Bianco”.
Quando si è scoperto il Brasile e tutto quello spazio a disposizione, si sono assegnate alcune parti delle piantagioni alla produzione di alcool e, da lì, è nata la Cachaça.
Il rum è nato 150 anni dopo, dalla distillazione della melassa, quello che rimane del succo di canna, dopo aver tolto la parte per lo zucchero.
Prima la si buttava via e poi qualcuno ha scoperto il modo di utilizzarla, producendo il rum che si rivelò molto più facile ed economico, a costo praticamente nullo, quindi sono nati tantissimi distillatori e il suo commercio si è sviluppato in tutta Europa, tramite i francesi e gli inglesi che avevano isole nei Caraibi.
I Portoghesi, invece, arrivati in Brasile, hanno imposto un regime autarchico, impedendo l’esportazione della Cachaça, per evitare la concorrenza ai loro prodotti alcolici locali.
Quindi, in Occidente, è diventato più famoso il rum.
Poi c’è il rhum agricole, che è una creazione recente, di circa 150 anni fa, a fine del 1700, con la crisi della vendita della canna da zucchero, dovuta all’embargo dell’Inghilterra sull’importazione dalle Antille delle navi per la Francia. Napoleone, risolse la situazione tramite la scoperta della barbabietola da zucchero, che aggravò ulteriormente la crisi economica delle colonie centro-americane. 
Le Antille non potevano fare più nulla con la produzione dello zucchero, si sono quindi messe a produrre alcool, il governo francese ha dato un aiuto, creando una denominazione specifica chiamando il loro distillato “rhum agricole”.
Parlo del rhum agricole, perché è il cugino stretto della Cachaça dato che è fatto con la stessa materia prima, ovvero il succo di canna da zucchero integrale

M. Lanza: Magnifica Cachaça è prodotta da una distilleria di famiglia, ricavata da una fattoria rilevata dal papà di Raul, Joao.
Lui esercitava già nel mondo dei distillati? E come è arrivato a scegliere proprio quel terreno? 

R. Coutinho de Faria: Mio padre è un ingegnere e lavorava nella produzione della carta, precisamente carta da stampante per il computer. Mentre mia madre, Ana Luisa, era Rettore alla Sant’Ursula University, un’Università Cattolica, in Rio de Janeiro, motivo per cui la distilleria è stata chiamata “Magnifica” che è l’appellativo per il Rettore universitario

M. Lanza: E come mai un ingegnere e un rettore universitario hanno deciso di punto in bianco di intraprendere un’attività che non ha nulla a che fare con il loro percorso di studi e del lavoro di una vita?

R. Coutinho de Faria: La cittadina dove c’è la tenuta, Santa Teresa, è su un monte a 110 km da Rio de Janeiro. I genitori di entrambi avevano l’abitudine di villeggiare là d’estate, fin da quando erano bambini, con le loro rispettive famiglie, per godersi il clima più fresco.
Mio padre e mia madre si sono conosciuti lì quando avevano 12 anni, una storia d’amore iniziata molto presto. 
In seguito, hanno continuato a frequentare in quella cittadina, ci tornavano spesso; si sono anche sposati là e hanno pure acquistato la casa per trascorrerci il periodo estivo. Entrambi amavano andare a cavallo e la loro attività principale era girare per i dintorni a scoprire le distillerie artigianali di Cachaça. 
All’epoca, la Cachaça non era bevuta dalla classe medio-alta, perché il prodotto di queste minuscole realtà non raggiungeva le città principali.
Erano confinate nel luogo di produzione, mentre nelle grandi città arrivavano solo i brand della grande distribuzione e di minore qualità. 
Quindi, tutto nasce già dalla passione dei miei genitori per la Cachaça artigianale e, appena si è presentata l’occasione, hanno acquistato il terreno, con l’intenzione di produrre non solo “una buona Cachaça”, ma “il migliore distillato al mondo”.
Quando scelsero quella tenuta, la sfida principale era quella di renderla attiva, perché non c’era nulla, nemmeno una strada. 
È stato complicatissimo: all’inizio c’era solo la terra, abbiamo dovuto costruire tutto, non c’era nemmeno l’elettricità. 
Per avere la corrente elettrica, abbiamo iniziato con l’utilizzare un generatore alimentato da una macchina a vapore che, come combustibile, utilizza la bagassa, gli scarti della canna da zucchero. Ancora oggi, per la nostra energia, utilizziamo la potenza di quel motore, che è stato preso da una locomotiva di oltre 100 anni fa, ma che funziona ancora perfettamente.
In questo modo, abbiamo il nostro ciclo produttivo completo al 100%.

M. Lanza: E quanti ettari copre la vostra tenuta? 

F. Taddonio: È un comprensorio molto grande, di circa 450 ettari, 20 ettari sono destinati alla canna da zucchero, il 5% della superficie, il resto è tenuto come foresta vergine. Una piccola parte è tenuta per la nostra produzione agricola dove lavorano circa 50 persone, con 6 o 8 tagliatori. 

M. Lanza: E quante bottiglie producete?

R. Coutinho de Faria: Circa 100mila litri all’anno

M. Lanza: All’interno della struttura c’è un alambicco triplo, singolare per la Cachaça.

R. Coutinho de Faria: Poco distante, a Santa Teresa, si trova un produttore di ottimo rum ottenuto da un triplo distillatore e quel visionario di mio padre ha voluto far fare una copia identica dell’alambicco per il suo distillato: gli ha dato il nome “Alegria”.

M. Lanza: Ho visto delle botti molto particolari nella vostra distilleria. 

R. Coutinho de Faria: Quelle grandi che hai visto, contenevano Jack Daniel’s, e sono da 50milla litri, ne abbiamo 5 e sono per la produzione della Cachaça tradizionale, il prodotto che, in assoluto, va di più nel mondo, Europa inclusa.
Poi abbiamo botti di quercia, delle quali una parte è destinata all’Extra Premium Aged Cachaça, con doppia maturazione, ovvero dopo il trasferimento in queste botti più piccole, la Cachaça ci rimane per almeno altri 3 anni.
L’altra parte delle botti di quercia è per la Cachaça Riserva Solerala prima al mondo fatta così.

M. Lanza: Da dove è arrivata l’idea?

R. Coutinho de Faria: Mio padre era andato in visita in una fabbrica di rum in Venezuela e ha appreso là il metodo solera, quindi lo ha voluto trasferire anche a casa. Solo che, in aggiunta, s’è fatto costruire una solera più grande e ancora più sofisticata, a 8 livelli.

F. Taddonio: Non esiste un’altra solera così al mondo, non solo per la Cachaça, ma per ogni distillato. Il solera è un metodo che dona complessità e continuità al prodotto e quando gli spagnoli l'hanno inventato per il rum, lo hanno sviluppato su quattro livelli. Alcuni whisky o rum lo fanno su 5 o 6 piani: su 8 livelli non è mai esistito prima.

M. Lanza: Incredibile, ma... perché?

F. Taddonio: Joao Luis è un visionario, ma ha anche un pizzico di follia: lui voleva creare il miglior prodotto al mondo, senza fare calcoli...Però, effettivamente, il risultato lo si trova nella bottiglia.
Inoltre, è nella sala degli alambicchi e anche questo è interessante, perché i vapori della lavorazione vanno a interferire con il solera. 

M. Lanza: In Europa, c’è il luogo comune che la Cachaça sia un prodotto mediocre, da capirinha, mentre voi state producendo una Cachaça super premium. Come fare o cosa dire, per far avvicinare un europeo al vostro liquore, in modo corretto?

R. Coutinho de Faria: Fino al 2022, si poteva mettere in etichetta solo la dicitura “Cachaça”, ma abbiamo negoziato direttamente con il Ministero dell’Agricoltura e dall’inizio del 2023, abbiamo potuto mettere sulle nostre bottiglie la specifica “Cachaça de Alambique” e adesso tutti i piccoli produttori artigianali possono distinguersi dai distillati industriali, mettendo quella dicitura. 
A dire il vero, noi già alla fine dell’anno scorso abbiamo iniziato a mettere in etichetta “Cachaça de Alambique”... da fuorilegge: in fin dei conti, quella legge, l’abbiamo cambiata noi... Quindi, per rispondere alla tua domanda, consiglierei a chi vuole avvicinare un avventore a una Cachaça premium, dire che quest’anno può aver la garanzia di gustare un ottimo distillato artigianale quando è specificato in etichetta “Cachaça de Alambique”. L’equivalente, nell’ambito del whisky, della differenza tra il single malt di una distilleria scozzese e il blend di un prodotto commerciale. 

M. Lanza: Tornando a noi, anche tu, Raul sei un ingegnere e in quale settore operavi? 

R. Coutinho de Faria: Per 35 anni sono stato nell’industria petrolifera, progettavo le piattaforme d’estrazione off shore.

M. Lanza: Quanti anni avevi e cosa hai pensato quando i tuoi acquistarono la fattoria?

R. Coutinho de Faria: Andavo all’Università e ho seguito in prima persona, tutti i passaggi nella costruzione della distilleria.
Anche quando lavoravo, ho seguito il progetto della Cachaça. 
C’è stata una grande confusione, all’epoca! Da una parte avevo il mio lavoro, dall’altra seguivo la distilleria e c’era tantissimo da fare: in più, non c’era nessuno con una visione di marketing o commerciale, perfino la Cachaça era senza un nome, il brand Magnifica è comparso circa 15 anni dopo. Si era riusciti a fare un ottimo prodotto ma non avevamo alcuna capacità di metterlo nel mercato. E non c’era nessun piccolo produttore che ci avesse mai provato prima. 

M. Lanza: Ma prima come la vendevate? A barili o in bottiglie preparate sul posto? 

R. Coutinho de Faria: In ogni modo, bottiglie, barili... se servivano 200 litri, preparavamo il container da 200 litri. Se arrivava un camion cisterna da 10mila litri, glielo riempivamo!
Tutti i piccoli produttori lo vendono così, ma i prezzi sono davvero bassi e non coprono le spese. È stato questo il primo volto di Magnifica e mio padre realizzò che non poteva continuare in quel modo. Avevamo la necessità che la nostra Cachaça fosse apprezzata e pagata un giusto prezzo. Abbiamo deciso di venderla in bottiglia e di creare il brand. 

M. Lanza: Quando è stato? 

R. Coutinho de Faria: Era all’incirca il 1997, a seguito del viaggio di mio padre in Scozia dove ha osservato il lavoro delle distillerie di whisky e, rientrando, ha organizzato il mercato, la comunicazione, il brand, le bottiglie e tutto il resto. Anche perché occorreva dare una giustificazione al prezzo: una nostra bottiglia costa almeno 5 volte quella di una Cachaça base. 

M. Lanza: E adesso sono passati 25 anni... 

R. Coutinho de Faria: Già, in 25 anni, la situazione è cambiata totalmente. E senza Francesco non sarei mai arrivato a questi risultati! Adesso abbiamo degli ottimi clienti a Rio e siamo a Búzios, luoghi una volta inavvicinabili dalla Cachaça, ma la Magnifica ci è arrivata.
Se, qui, una volta dicevi “Andiamo nel locale top di Búzios a bere la migliore Cachaça possibile” ti rispondevano “Non se ne parla”. Perché, nei luoghi di lusso, non si beveva Cachaça, ma solo whisky, vodka, gin...
Invece, adesso, faremo proprio qui una gran bella festa, arriveranno un centinaio di invitati, anche dall’estero, andranno nei migliori hotel e nei migliori ristoranti, dove troveranno le nostre bottiglie e berremo tutti dell’ottima Cachaça sulla spiaggia.
25 anni fa, una cosa del genere era assolutamente impensabile! 

Marina Lanza

Marina Lanza

In spola tra Milano, Asiago, il mare e altrove, è giornalista professionista (Traveller Condé Nast, Style.it, Grazia...). Ama il viaggio quando è lungo, decanta nell'intimo e trasforma. Ama il genere umano quando crea unicità inestimabili. Cogliere, di tutto, lo spirito. Con spirito.

Davide Fasolo

Pittore, illustratore e documentarista. Laureato in Psicologia, con una specifica inclinazione per l’Antropologia, ama viaggiare, mangiare ed è un appassionato di film con Nicolas Cage e di letteratura gialla. Vive a Torino.