Terzo capitolo del nostro Abecedario dell'ospitalità, rubrica ideata per raccontare lo spirito del mondo del bar.
Ti sei perso le prime due uscite?
No problem! Recuperali qui:
- Abecedario dell'ospitalità 1
- Abecedario dell'ospitalità 2
Anche questa volta Massimo D’Addezio continua ad indagare quell’attitudine speciale che ogni bartender dovrebbe possedere e Fabio Marangoni raccoglie lo spirito dell'articolo in una illustrazione artigianale.
Buona lettura!
Gabriele Diverio
Il ghiaccio sta al Barman come il fuoco sta allo Chef. Conoscere la capacità di raffreddamento, di diluizione/minuto, grammatura dimensione di un cubetto, chunk, sfera, peanut, pilé è indispensabile per poterli usare al meglio ed ottenere il risultato sperato nella composizione finale del drink.
Se considerassimo il cliente come un’ape impollinatrice, in grado di trasferire da città in città, di bar in bar, i gusti, le innovazioni, le idee che poi un barman utilizzerà per evolversi a sua volta, l’Hotel è considerabile il grande alveare, dove i desideri di un cliente miscelati con le capacità di un barman, diventano il miele che addolcisce e pacifica la nostra arida e inquieta esistenza.
Per chi era abituato a lavorare con i liquidi, trovarsi davanti ad un solido, è stata l’occasione per diversificare la propria arte (e occasione per combattere il “Burn Out”): e all’improvviso furono seghe, scalpelli e mannaie, ”Nude Glass” spaccati e l’”on the rocks” rivoluzionato…
Al prossimo articolo per scoprire i temi legati alle lettere J-K-L