Iniziamo questa nuova tappa nel viaggio alla scoperta dell'agave, con un passaggio presente nel testo “Viaggiatori del Seicento” curato da Marziano Guglielminetti.
“Le popolazione preispaniche potevano non pagare le tasse al vicereame spagnolo ed essere indipendenti anche grazie ai derivati della pianta del maguey, da dove potevano ricavare molte risorse...”
L’agave, come abbiamo detto più volte, è una pianta che rivestiva un ruolo molto importante nella vita di una famiglia indigena preispanica, non solo rappresentando l’archetipo di divinità, ma incarnando più empiricamente una vera fonte di ricchezza. Ancora oggi, nonostante l’industrializzazione, l’agave gioca un ruolo basilare in vari aspetti dell’economia della cultura messicana; da noi la declinazione più rilevante è senza dubbio quella legata al mondo degli spirits, con tutte le sue derivazioni, certificazioni e denominazioni:
- Mezcal
- Tequila
- Raicilla
- Bacanora
- Distillato di agave
Quella dell’agave è un’industria che dà vita a una filiera produttiva che offre lavoro a moltissime famiglie: dal contadino, al jimador (colui che raccoglie l’agave nei campi), agli operatori nelle distillerie, ai produttori di bottiglie, tappi, etichette, agli operatori del riciclo degli scarti di lavorazione, ai consorzi per le certificazioni, alla logistica, ai distributori, ai bar etc.
Apparentemente sembra una lista banale e noiosa, ma spesso ci capita di confrontarci con persone che non realizzano effettivamente quanto lavoro ci sia dietro a quella che sembra una semplice bottiglia e che deriva da una pianta coltivata, o selvatica raccolta in un campo.
L’agave è vero e proprio oro liquido per molte persone, ma non solo per chi lavora nella filiera industria dei distillati; da questa pianta, oltre agli spirits che tutti amiamo, vengono ricavati una moltitudine di prodotti.
Un derivato dell’agave poco conosciuto, ma molto interessante, è ad esempio la fibra da cui si ricavano tessuti e filati.
Lo possiamo considerare una delle prime fibre tessili del continente americano; già gli antichi Maya sfruttavano l’agave per ottenere prodotti tessili, servendosi principalmente di due varietà: Fourcroydes e Sisalana.
La varietà Sisalana, che cresce nel territorio dello Yucatàn, la terra dei Maya, deve l’origine del suo nome ad un porto vicino a Merida, centro nevralgico per l’importazione e l’esportazione di una grande varità di merci, tra cui filati e tessuti. Dalla fibra dell’agave Sislana si ottiene un materiale molto versatile, utilizzato per la produzione di corde, spaghi, fili, cesti, tappeti, spazzole, spugne, tiragraffi per gatti, manufatti artigianali e materiale isolante per edilizia.
Chissà quante volte abbiamo tenuto tra le mani uno di questi prodotti ignorando che la materia prima di produzione fosse proprio l’agave! Ad oggi la produzione di questa fibra alimenta filiere produttive anche di altre località e non solo quelle messicane, tipo Brasile e Africa.
Un altro dei prodotti ricavati dalla pianta è l’inulina, ossia un polimero del fruttosio, che viene utilizzato come probiotico. Per via della sua scarsa digeribilità stimola la crescita dei fermenti lattici dell’intestino e aiuta a prevenire alcune malattie (cancro al colon, colesterolo).
L’inulina viene anche impiegata nell’industria alimentare come addensante per la produzione di maionese, yogurt e altri prodotti caseari. Dal succo di agave viene ricavata anche una polvere che viene lavorata, raffinata e poi commercializzata.
Sempre dal succo di agave viene estratto un ingrediente che sta spopolando nel mondo della miscelazione e non solo, lo sciroppo d’agave, che si ottiene dal processo di estrazione e concentrazione del liquido.
La sua linfa dopo essere estratta viene filtrata da tutte le parti solide per ottenere un liquido pulito e trasparente che verrà successivamente scaldato, provocando un’idrolisi termica che trasformerà i carboidrati contenuti all’interno in zuccheri.
Il carboidrato principale non è altro che una forma complessa di fruttosio (l’inulina di cui abbiamo parlato prima) e il liquido che si ottiene viene concentrato per ottenere come risultato ultimo lo sciroppo di agave che ha una consistenza leggermente più fluida del miele.
Durante le nostre ricerche abbiamo inoltre appreso che le popolazioni mesoamericane producessero carta di maguey, un prodotto molto simile al papiro degli antichi egizi; una delle caratteristiche dell’agave è il suo basso contenuto di lignina e un alto contenuto di cellulosa, che quindi la rende un’ottima fonte di fibra per la produzione della carta, e pensando in un’ottica preservativa delle foreste potrebbe essere un’eccellente alternativa.
Ovviamente l’agave può essere utilizzata anche come alimento, sia umano che animale. Nei periodi di siccità in cui scarseggiano fieno e mangime, viene utilizzata come foraggio per il bestiame.
Dal quiote invece si ottiene un dolce tradizionale del Messico (il quiote, per l’appunto, allo stile del Michiocan).
Ancora più curioso soprattutto per gli amanti del surf, è il fatto di scoprire che con il legno prodotto dallo stelo del fiore delle piante di agave si possono produrre anche tavole da surf.
Durante uno dei nostri viaggi di ricerca in Messico è stato obbligatorio e doveroso andare a surfare sulle coste del Pacifico.
Si narra che ci siano ancora oggi persone che ridono delle nostre figuracce sulle onde ma la ricerca richiedeva questo nostro sacrificio!
Concludendo la pianta dell’agave è estremamente versatile e le sue innumerevoli qualità sono state sfruttate sin dagli albori delle civiltà preispaniche attraversando la storia e ancora oggi ci regala tantissime risorse usate nel quotidiano e ha fatto sì che questa pianta sia diventata importante non solo per i suoi distillati, ma anche per tute le sue declinazioni.