Avendo una forte personalità ed essendo un distillato vivo, l'uso di uno Scotch Whisky all'interno di un drink può essere un’arma a doppio taglio.
Le soddisfazioni potrebbero rivelarsi infinite, ma le difficoltà e gli incidenti di percorso potrebbero essere dietro l'angolo.
Affermare che il whisky sia vivo potrebbe essere eccessivo, ma si tratta di un distillato che cambia umore facilmente: a tratti può presentarsi gentile e affabile, a volte scontroso e intransigente e, tal volta, può diventare camaleontico e mimetizzarsi con gli ingredienti del nostro drink, rendendolo talvolta scarico all'olfatto, o privo di struttura al gusto.
La parola d'ordine quando si lavora con lui è semplicità. Questo modo di approcciare il whisky ci permette di non andare a destrutturare un liquido già complesso e ricco di sfumature, soprattutto se ne abbiamo per le mani un esemplare di grande qualità.
Prendiamo ad esempio uno Scotch & Soda: la diluizione con acqua e le bollicine fanno risaltare i profumi freschi e floreali del distillato, contribuendo a dare alla bevuta pulizia e piacevolezza.
Analizzando invece un Mizuwari, metodo popolare di bere alcolici in Giappone che consiste nell’aggiungere a una parte di spirito, due parti di acqua e ghiaccio.
In questo caso la scelta dell'acqua è fondamentale. Se lo realizzassimo con un’acqua ricca di sali minerali, la leggera sapidità di questo liquido creerebbe un ponte fra le varie linee aromatiche esaltando così sapori che potrebbero risultare nascosti a palati che si stanno approcciando da poco al mondo di questo distillato, o regalare un’emozione originale ai palati più esperti.
La creazione di questa tipologia di drink è un’arte e lo studio delle acque e della diluizione deve essere curata a fondo e nel minimo dettaglio.
È essenziale che il whisky usato per queste due proposte debba avere un corpo e un carattere marcato, con una gradazione al di sopra dei 46°, o meglio ancora una gradazione di botte; se poi volessimo regalarci emozioni uniche, sarebbe meglio usare un Single Cask.
Whisky di questo genere, infatti, hanno al loro interno una linea aromatica vergine non essendo stata alterata da diluizione o filtrazioni a freddo, e attendono soltanto che mani sapienti e rispettose sappiano esaltarli e regalare anche ad un neofita un’esperienza sensoriale ineguagliabile.
La temperatura e il ghiaccio sono spesso elementi che vengono trascurati, ma hanno anch'essi un ruolo decisamente fondamentale.
Il ghiaccio deve essere di prima qualità e possibilmente puro; non deve presentarsi opaco, ma trasparente e di pezzatura grossa e compatta (qualora ce ne fosse la possibilità, consigliamo l’utilizzo di chunk – blocchi interi di ghiaccio – studiati su misura sulle dimensioni dei bicchieri).
Il ghiaccio infatti deve sciogliersi lentamente al fine di mantenere il più a lungo possibile la diluizione stabilita per il whisky utilizzato, senza andare ad intaccarne il gusto con una diluizione repentina e non controllata.
Anche la storia della miscelazione classica è legata fortemente al whisky e al whiskey - vi abbiamo spiegato la differenza in questo articolo - pensiamo infatti a drink come il Manhattan, al Rob Roy, all'intramontabile Old Fashioned.
Insomma, whisky in miscelazione? Assolutamente si!
Però – c'è sempre un però – chi si occupa di miscelare non può improvvisarsi, ma deve studiare a fondo il Re dei distillati, deve imparare a conoscerne tutte le sfumature, amare la sua imprevedibilità e, soprattutto, trattarlo con gentilezza, non forzarlo.
Passione, competenza, semplicità ed un pizzico di follia devono essere la guida.