Il whisky e la miscelazione

Il whisky e la miscelazione

Di Marco Maltagliati, Federico Mazzieri

Illustrazione di Giuseppe Liotti

2 minuti

Avendo una forte personalità ed essendo un distillato vivo, l'uso di uno Scotch Whisky all'interno di un drink può essere un’arma a doppio taglio.

Le soddisfazioni potrebbero rivelarsi infinite, ma le difficoltà e gli incidenti di percorso potrebbero essere dietro l'angolo.

Affermare che il whisky sia vivo potrebbe essere eccessivo, ma si tratta di un distillato che cambia umore facilmente: a tratti può presentarsi gentile e affabile, a volte scontroso e intransigente e, tal volta, può diventare camaleontico e mimetizzarsi con gli ingredienti del nostro drink, rendendolo talvolta scarico all'olfatto, o privo di struttura al gusto.

La parola d'ordine quando si lavora con lui è semplicità. Questo modo di approcciare il whisky ci permette di non andare a destrutturare un liquido già complesso e ricco di sfumature, soprattutto se ne abbiamo per le mani un esemplare di grande qualità.

Prendiamo ad esempio uno Scotch & Soda: la diluizione con acqua e le bollicine fanno risaltare i profumi freschi e floreali del distillato, contribuendo a dare alla bevuta pulizia e piacevolezza. 

Analizzando invece un Mizuwari, metodo popolare di bere alcolici in Giappone che consiste nell’aggiungere a una parte di spirito, due parti di acqua e ghiaccio

In questo caso la scelta dell'acqua è fondamentale. Se lo realizzassimo con un’acqua ricca di sali minerali, la leggera sapidità di questo liquido creerebbe un ponte fra le varie linee aromatiche esaltando così sapori che potrebbero risultare nascosti a palati che si stanno approcciando da poco al mondo di questo distillato, o regalare un’emozione originale ai palati più esperti. 

La creazione di questa tipologia di drink è un’arte e lo studio delle acque e della diluizione deve essere curata a fondo e nel minimo dettaglio.

È essenziale che il whisky usato per queste due proposte debba avere un corpo e un carattere marcato, con una gradazione al di sopra dei 46°, o meglio ancora una gradazione di botte; se poi volessimo regalarci emozioni uniche, sarebbe meglio usare un Single Cask.

Whisky di questo genere, infatti, hanno al loro interno una linea aromatica vergine non essendo stata alterata da diluizione o filtrazioni a freddo, e attendono soltanto che mani sapienti e rispettose sappiano esaltarli e regalare anche ad un neofita un’esperienza sensoriale ineguagliabile.

La temperatura e il ghiaccio sono spesso elementi che vengono trascurati, ma hanno anch'essi un ruolo decisamente fondamentale.

Il ghiaccio deve essere di prima qualità e possibilmente puro; non deve presentarsi opaco, ma trasparente e di pezzatura grossa e compatta (qualora ce ne fosse la possibilità, consigliamo l’utilizzo di chunk – blocchi interi di ghiaccio – studiati su misura sulle dimensioni dei bicchieri). 

Il ghiaccio infatti deve sciogliersi lentamente al fine di mantenere il più a lungo possibile la diluizione stabilita per il whisky utilizzato, senza andare ad intaccarne il gusto con una diluizione repentina e non controllata.

Anche la storia della miscelazione classica è legata fortemente al whisky e al whiskey - vi abbiamo spiegato la differenza in questo articolo - pensiamo infatti a drink come il Manhattan, al Rob Roy, all'intramontabile Old Fashioned.

Insomma, whisky in miscelazione? Assolutamente si!

Però – c'è sempre un però – chi si occupa di miscelare non può improvvisarsi, ma deve studiare a fondo il Re dei distillati, deve imparare a conoscerne tutte le sfumature, amare la sua imprevedibilità e, soprattutto, trattarlo con gentilezza, non forzarlo.

Passione, competenza, semplicità ed un pizzico di follia devono essere la guida.

Marco Maltagliati, Federico Mazzieri

Marco Maltagliati, Federico Mazzieri

Dream Whisky è una realtà di imbottigliatori indipendente di scotch whisky. La loro missione? Selezionare e imbottigliare singole botti.  L’obiettivo? Comunicare a chiunque la bellezza del Re dei distillati.

Giuseppe Liotti

Salernitano, classe '78. Disegnatore autodidatta, si laurea in Scienze della Comunicazione e lavora come storyboard artist in campo pubblicitario e cinematografico, collaborando con registi come Matteo Garrone. Disegna serie a fumetti per i Sergio Bonelli Editore, Le Lombard, Glenat, Rue de Sevres).