Ah, Madrid. Che forza, Madrid. Che energia, Madrid.
La Spagna, si sa, è una delle capitali della gastronomia mondiale da quando un giovanissimo Ferran Adrià fece l’ingresso a El Bulli, a Roses, in Costa Brava, un passo da Barcellona: correva il lontano 1983, sono trascorsi quarant’anni esatti.
Ne è passata di acqua sotto i ponti, da allora: prima è stato il momento del capoluogo catalano, poi dei meravigliosi Paesi Baschi ma ora, diamine, ora è il momento della capitale. Per carità, Barça e San Sebastian rimangono mete imperdibili, ma Madrid, signori, è la regina del momento. La verità è che la città tutta sta vivendo un periodo fortunatissimo – arrivano capitali, investitori, progetti – e lo si vede a occhio nudo in tutte le strade: i palazzi eleganti, il cantiere del nuovo, colossale, stadio del Real Madrid, i parchi tenuti benissimo.
E poi, finalmente veniamo al sodo, la cucina. Tutti i grandi cuochi di Spagna e del mondo stanno aprendo a Madrid.
Tre esempi per tutti: il mio adorato Rafa Zafra – storico allievo di Ferran – ha bissato il suo “Estimar” di Barcellona qui in città, amplificandone il successo; il grande messicano Enrique Olvera ha aperto dentro l’albergo Edition il suo primo ristorante europeo, Jeronimo; a Madrid c’è quello che secondo me è uno dei più interessanti cuochi d’innovazione di oggi, Diego Guerrero, del DStage.
Visto però che la Spagna è una monarchia, bisogna riconoscere che anche la cucina madrilena ha un re: Dabiz Munoz. Munoz è genio e regolatezza, cresta da punk ma rigore da Bocuse, scenografie kitsch e vini raffinatissimi. I “tituli” li ha tutti: tre stelle Michelin, miglior cuoco del mondo per la classifica “The Best Chef”, quarto per quella “50 Best Restaurants”.
Il suo locale principe, DiverXo, è un trionfo di gusti, di esagerazioni, di tecniche, di ricerche (nel 2024 cambierà sede, e sarà ancora più esagerato).
Questa volta non punto a DiverXo, ma bensì a uno degli altri progetti di Dabiz, appena rinnovato: StreetXo (ha anche RavioXo, focalizzato sui dumpling). Il nuovo StreetXo è dentro un centro commerciale e lo si riconosce subito dalla coda che c’è fuori: tutti che aspettano per sedersi alla “barra”, al grande bancone rosso-Ferrari che corre attorno alle cucine, tutte piene di fuochi, fiamme, vapori, cuochi indaffarati. StreetXo propone riletture di cibi di strada d’ogni parte del mondo – Sudamerica e Asia soprattutto – in versione Munoz, che vuol dire gourmet ma anche crapulona.
Siedo al bancone, intenzionato a ordinare quanto più il mio stomaco possa sopportare.
Dunque: dumpling di anatra alla pechinese; Club Sandwich al vapore; un “carabinero” (il classico gamberone spagnolo) alla Singapore; un roll vietnamita; le croquetas “La Pedroche” con il sashimi di tonno; “Ssam” di pancetta; ramen; e per finire la più incredibile brioche con burro fuso della mia vita.
I piatti sono come tutti quelli di Munoz: pura goduria (nel senso che è uno cui piace esagerare in umami, conforto, piacere).
E il tocco vero lo dà la carta dei cocktail con cui mi diverto ad accompagnare il pasto. Qui solo signature, solo invenzioni che mischiamo mixology e cucina, che propongono bicchieri come fossero piatti. Parto con un “Italiano” – gin al tartufo, bitter al Parmigiano, vermout di bergamotto sormontato da un’”aria” di Parmigiano – seguo con un “Ramen”: sake di shitake, cordiale di coriandolo, vermout piccante e yuzu; finisco con un “Huevo de la Pedroche”: cachaça, chutney di mango, cocco, mandarino, yuzu e cioccolato bianco.
I 24 cocktail in carta sono uno più intrigante dell’altro. Giuro che tornerò, per assaggiare i 21 che mi mancano.
Grazie a StreetXo per la concessione delle foto.